venerdì 11 settembre 2015

Polarità contrapposte e la loro via di mezzo

Prendiamo un asse (cartesiano), bilanciamolo su un punto di appoggio centrale che sarà il suo fulcro, e mettiamoci sopra a una sua estremità l'egoismo, mentre all'estremità opposta ci metteremo l'altruismo.
Il punto centrale dove le due contrapposte polarità si incontreranno, neutralizzando le rispettive spinte nella complementarità in cui le opposizioni si equilibrano, vedrà come risultato di questo incontro l'immobilità di chi non pretende per sé e non concede ad altri.
Si può dire che il punto di equilibrio stabile tra due polarità in opposizione tra loro sia la risoluzione delle tensioni caratterizzanti entrambe le polarità considerate.
Ma a cosa conduce questa risoluzione?
È forse la “Via di mezzo” preferibile alle estremità che l’hanno determinata?
È l’inazione superiore all’agire?
Potrebbe essere considerata una retta l’asse sulla quale due polarità in opposizione tra loro si fronteggiano?

La risoluzione delle polarità contrapposte, che hanno trovato equilibrio nella loro complementarità, la si ha attraverso il reintegro di entrambe le polarità nell’unità del principio dal quale le polarità considerate si sono formate. Nessuno dei due poli riduce l’altro annullandolo, perché sarebbe una riduzione che contraddirebbe le leggi che regolano ogni dualità a partire dalla centralità del loro principio comune.

Non sono le due estremità a determinare la loro via di mezzo, ma è la via di mezzo in quanto centralità, ad aver dato modo alle estremità di essere attraverso la propria divisione. Ogni superiorità è misurata attraverso la valutazione data dalla sua qualità e dalla sua quantità. La prima secondo una chiave interpretativa qualificante, e la seconda attraverso quella quantificante. Qualità che è misurata dal senso che è direzione spaziale e intenzione spirituale. Quantità che è valutata attraverso le sue misure matematiche e geometriche. Sempre una centralità è superiore agli effetti prodotti, e le polarità sono la conseguenza data dal suo essersi irradiata. La via di mezzo, anche detta “Invariabile mezzo” dai popoli estremo orientali, non è costituita dalla mediazione di due poli antagonisti, perché se questi poli fossero la verità e la falsità significherebbe che la Verità superiore a entrambe debba essere formata dalla somma di verità diminuite: la verità vera da un lato e la vera falsità dall’altro. Questo implicherebbe che la verità migliore sia quella che accetti parte della falsità insieme a parte della verità, e così non potrebbe essere, perché mai una verità migliorerebbe attraverso il suo avvicinarsi a una falsità. La centralità, che è via di mezzo, si trova al centro di un piano determinato dalla circonferenza di una specifica realtà, centro attraverso il quale passa la verticale che, attraversando quel piano verticalmente, conduce al livello superiore e a quello inferiore di quella realtà.

L’inazione e l’azione sono poli di una stessa realtà, e la loro dominanza è data dal contesto nel quale esse si esprimono. In generale si deve dire che l’inazione associata alla contemplazione sia superiore all’agire il quale, senza l’orientamento dato dalla contemplazione, diverrebbe una vana agitazione.

È possibile considerare la linea sulla quale due poli si fronteggiano come fosse una linea retta, anche se in realtà in un universo in continuo movimento ogni retta è il segmento di una curvatura più grande.

La spirale disegnata dal movimento è espressione della danza mossa dalle polarità che si inseguono, ognuna di esse invertendo la propria polarità al termine di ogni ciclo che conduce a un superiore ciclo successivo.

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