lunedì 15 settembre 2014

La Fonte eterna


Un flebile "Mioddio!" le sfuggì, con lo stesso suono che hanno i sospiri quando si accorse che, forse, la sua sofferenza non sarebbe cessata col morire.
La sua coscienza stava scivolando dietro al suo ultimo fiato, spogliata del peso inferto da un organismo che l'aveva tenuta addormentata dai suoi bisogni futili.
Da quell'ultimo sibilo di arrendevolezza le cose non sarebbero state più le stesse, e la memoria non sarebbe più stata intralciata dai desideri che i mille miliardi di cellule del suo corpo anelavano dovessero essere soddisfatti a tutti i costi. 
Qui, dove l'istante immobile non imbroglia attraverso lo scorrere del tempo, dove lo spazio è solo interiore, vasto come solo sanno essere le verdi praterie, qui si fanno i conti con l'oste che, fino a questo tragico momento, è sempre stato in cucina a preparare una lista che non può essere messa in discussione, perché quell'oste è la fonte universale di ogni coscienza individuale.
Così, quella che ancora era una individualità cominciò a correre di nuovo sui prati verdi dell'attesa, senza che gli zoccoli del suo dover attendere potessero calpestare alcunché. Ci sarebbe stato altro tempo a imbrogliare l'orizzonte da dover raggiungere, e ora si trattava soltanto di aspettare il segno dato dal fato con l'apertura di una fessura nuova, che precipita verso l'ignoto di una nuova esistenza, nella quale un altro e diverso essere avrebbe continuato la sua corsa terrena, sentendosi di nuovo lo stesso io che replica se stesso indefinitamente, trascinandosi appresso le cose da aggiustare pur non essendo responsabile di averle rotte. È così che l'esistenza si fa pagare, quando dà la possibilità a ogni essere di avventurarsi nella grande sfida della vita. Innumerevoli ego pulsano della voglia di essere diversi uno dall'altro, nell'imbroglio senza tempo nel quale l'unico Sé eterno esprime le proprie infinite possibilità di essere sempre unico e diverso, sempre generoso, e sempre libero nell'obbligo di sentirsi un io che cerca la Libertà totale, la stessa alla quale ogni ego rinuncia, col nascere al mondo dove il desiderio regna, disturbato da un futuro che si lascia guardare soltanto da chi ha rinunciato al desiderio.

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