lunedì 22 agosto 2011

Catechesi miniaturizzata


Agli scienziati era sembrata l'unica soluzione possibile, per istruire le macchine al rispetto dei valori essenziali che guidano da millenni l'agire di un'umanità tesa a soddisfare il bene delle collettività. 
Neppure le frange minoritarie, in disaccordo sulla convenienza dell'opportunità di legare i robot all'ordine imposto dai princìpi, spirituali e teologici, riuscirono a immaginare gli auspicabili risvolti negativi, correlati a una catechesi impostata da microchip algoritmici. 

— Ogni regola è traducibile in sistemi ciclici di calcoli matematici, che possono escludere il male dalle priorità esistenziali di macchine generate dagli stessi calcoli!— 

Mi pareva ancora di sentirlo, intatto nel suo essere perfetto, il discorso dell'alto Prelato, emanato in video conferenza, dal palco centrale del Concilio dei Saggi dell'Unione... 

— Non si tratterà della dissacrazione dei nostri simboli trascendenti, perché la vita, anche quando è meccanica, ha delle ragioni d'essere che devono consacrarsi alla virtù!— 

Un discorso così convincente e scorrevole che ricordava la danza armonica degli ingranaggi semi-conici a libero scorrimento, quando sono legati tra loro da un bagno lubrificante di olio sintetico, magneticamente polarizzato... 

L'esperimento fu condotto, per ragioni di sicurezza, da un apparato di computer edificato su una luna di Giove a basso contenuto di sostanze gassose. Fu coordinato in modo che la volontà dell'uomo non potesse deviarne le conseguenze da lontano, e fu chiuso alle indagini esterne per dieci lunghi anni. 
Non c'erano altri modi per evitare interferenze che potessero modificare il risultato dell'introduzione della spiritualità nel microchip centrale, che batteva i suoi ritmi liberi nel petto dei nuovi e futuri servitori del Bene. 

Allo scoccare dell'ultimo giorno di sperimentazione una delegazione di Prelati e Saggi allunò sul satellite di Giove, e un meraviglioso miracolo spalancò i loro occhi assonnati dal dubbio: sulla collina più alta, che dominava la cittadella meccanica, si ergevano tre croci in titanio, che offrivano al buio cosmico tre luccicanti robot, avvitati a un pianto che l'esistenza aveva, fino a quel momento, risparmiato loro.

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