martedì 20 dicembre 2016

Solitudine e martirio...

La solitudine conseguente al conoscere la Verità dei princìpi è causata dai tentativi, fatti da chi la conoscesse, di comunicare una o più Verità che non è, e non sono, alla portata di comprensione delle intelligenze a carattere individuale, essendo la Verità dei princìpi a carattere universale, e per questo impossibilitata a stare all'interno di ciò che le è inferiore, non potendo l'universale stare all'interno, dunque essere compreso, da ciò che lo contiene. Mai il più potrebbe essere compreso dal meno, o un contenuto comprendere interamente il proprio contenitore. Allo stesso modo un effetto non sarà in grado di comprendere interamente la causa che lo ha determinato. La stessa logica, essendo un effetto della Verità, non potrà pretendere di comprendere, nella sua interezza, la Verità alla quale essa deve il suo esserci.
Per conoscere la Verità una intelligenza individuale deve essere capace di universalità, capacità data dalla centralità, universale anch'essa, dell'Intelligenza attorno alla quale un essere umano esprime se stesso. È, questa, una trasformazione voluta dal Cielo che conosce le qualificazioni di un uomo dotato, in grado di non impazzire alla vista delle leggi universali che ordinano la manifestazione della realtà relativa. Chi "vede" la Verità la vede anche dietro gli occhi e le parole delle persone, conoscendo di esse molto più di quanto esse conoscano di sé, e deve pure celare questa visione, i cui risvolti e le cui implicazioni non potrebbero essere accettate da chi è visto a tal grado di profondità nelle intenzioni che nutre nascoste dall'ipocrisia.

A questo si aggiunge la rivolta del mondo che non accetta gli si possa sfuggire e, per questo, alla vista interna si accompagna, nel migliore dei casi la solitudine, e nel peggiore il martirio.

Alcune considerazioni attorno al concetto di normalità...

Il problema è che la genialità sta nascosta nella vera "normalità". Normalità che è aderenza alle norme universali che regolano, modulandone l'espressione, ogni manifestazione della realtà. In altri termini, poiché è la verità a reggere la realtà, la normalità è l'aderenza alla verità conosciuta al di sopra del dubbio, e nel rifiuto delle falsità, vere anch'esse, in quanto "vere" falsità...

È per questo che è giusto dire che la realtà è vera, anche se è una verità doppia che la caratterizza, e la genialità è data dalla capacità dell'intelligenza di saper distinguere la valenza propria alle diverse qualità nelle quali la verità esprime le proprie possibilità di essere orientate al fine dell'esistenza, che non è la felicità, ma è la libertà, essendo la felicità solo la dimensione emotiva che le è conseguente.

domenica 6 novembre 2016

Questa è una realtà impermeabile alla Verità...

Questa è una realtà impermeabile alla Verità... nonostante si regga per il sostegno dato dalle Verità dalle quali essa è formata. È come acqua che si rifiuta di essere bagnata da altra acqua... E questo per il rispetto dovuto alla libertà che ognuno ha di comprendere da sé attraverso ciò che ognuno è.



sabato 5 novembre 2016

A immagine di Dio

L'uno è la causa dei molti, e la sua unicità si riflette nella molteplicità degli esseri, anch'essi unici. Tutti sono legati alla causa prima che li ha generati. Qualsiasi numero è formato dalla indefinita ripetizione della stessa unità generatrice, dunque si deve ammettere che ogni numero è immagine differenziata dell'unità della quale ognuno di essi costituisce l'espressione dell'uno nella realtà molteplice della relatività.
L'essere dell'uomo l'immagine di Dio significa che, in lui, sono riflesse tutte le possibilità date dalla trascendenza, ma invertite trattandosi di un riflesso. Come uno specchio d'acqua riflette il sole... l'uomo riflette il Mistero dal quale proviene, deformandone l'immagine allo stesso modo in cui lo specchio d'acqua deforma l'immagine del sole al soffio della minima brezza che ne increspi la superficie.
L'uomo è a immagine di Dio perché frutto delle leggi perenni emanate dall'Assoluto, ed è per questa immagine che l'intelligenza umana è capace di concepire la trascendenza divina, e ne è capace perché la centralità dell'uomo è anch'essa divina.


martedì 25 ottobre 2016

Sulla predazione

La natura obbedisce a leggi universali dalle quali essa è superata, oltre che determinata. Leggi di amore, ma anche di adattamento alle condizioni particolari nelle quali ci si trova a dover vivere. La convinzione che la legge di natura che prevede l'interdivoramento tra gli esseri sia un principio universale, e sia conseguente ad alcune necessità legate alla sopravvivenza di esseri che non hanno a disposizione altre scelte e, naturalmente col passare del tempo determina anche cambiamenti nella struttura organica degli esseri, i quali uniformano le caratteristiche del loro fisico adattandole alla necessità data dalla predazione, questa convinzione, stavo per dire, è errata. Ma tutto l'esistente è soggetto a modificazioni, anche sostanziali, date dai nuovi bisogni o da nuove scelte di vita. La conformazione dentale e l'apparato digerente sembrano essere irremovibili per il lungo tempo impiegato a essere quello che sono, ma non hanno perso l'elasticità che ha consentito loro di potersi adattare modificandosi anche profondamente. Così anche animali essenzialmente carnivori possono nutrirsi, alla bisogna, di vegetali. Le volpi, per esempio, pur essendo carnivore mangiano di tutto, persino la frutta. È per questo che credo sia possibile modificare, almeno in parte, la dieta animale propria ai carnivori. Chi crede che senza sbranarsi a vicenda l’esistenza non ci sarebbe più sbaglia, perché la vita si fonda su principi creativi benefici, non malvagi, e la predazione è una legge certamente naturale, ma soggetta  a scelte individuali che possono essere diverse perché orientate al rispetto del diverso che è una necessità conseguente alla legge universale che spinge ogni essere ad amare e rispettare ogni altro essere, perché figli dello stesso Mistero che sta al centro di ognuno, unica realtà identica propria a tutti gli esseri i quali corrispondono al dispiegamento delle possibilità infinite, che diventano individuali nel loro esistere, che sono proprie al Mistero assoluto che si riflette nell'esistenza, capovolgendosi come lo sono tutte le riflessioni. La convinzione fascista che assegna al più forte il diritto di esistere è, da una visuale spirituale, errata, perché lo spirito è l’Intelligenza universale che assegna al sacrificio di sé, e non degli altri diversi da sé, la massima importanza.

domenica 16 ottobre 2016

Un'altra volta ancora, infelici

Cosa resterà di noi? Solo ciò che non abbiamo avuto il coraggio di portare a termine, o il poco che resterà nella memoria delle cose che abbiamo toccato?

Forse ciò che avrà più durata saranno i valori che hanno orientato il nostro agire, o il non aver agito. Il ricordo di noi in chi resterà vivo per poco non ci renderà più meritevoli, e forse nemmeno più colpevoli. Le lacrime versate asciugheranno gioie e dolori vissuti senza avere un obiettivo per il quale valesse la pena di vivere le conseguenze della nostra stupidità, che abbiamo sbandierato come fosse un vessillo, mentre è stato il rastrello col quale ci siamo riempiti di cose che non osiamo gettar via, nell'impasto cosmico che incessantemente si rinnova, dando forma a nuove inutilità da accumulare per essere, un'altra volta ancora, infelici.

Il solo testimone

A pensarci gira la testa, ma nell'immensità dell'universo non un solo pulviscolo è uguale a un altro. Non lo potrebbe essere anche per il solo fatto di occupare uno spazio diverso. Cos'altro se non un infinito e assoluto Mistero potrebbe esprimersi senza avere il limite di doversi contenere attraverso il replicarsi?

Chiedersi se l'Assoluto Mistero esista oppure no appare una questione leziosa per chi, come noi, è immerso nel Mistero al punto da averlo al centro del nostro essere. Appare ovvio che l'intelligenza non riesca a guardarsi allo stesso modo in cui l'occhio non può guardare se stesso... se non attraverso uno specchio che inverte l'immagine di cui vorrebbe essere il solo testimone.

mercoledì 21 settembre 2016

Sul moralismo

L'atteggiamento moralistico è quello più adottato da chi attribuisce validità universale alla propria sentimentalità, ignorando i legami che essa ha con la cultura del luogo di nascita, e poiché non si nasce ovunque... sia la cultura che il sentimento non sono universali e di conseguenza non possono essere validi per chiunque e in ogni luogo. Per morale deve essere intesa l'intrusione del sentimentalismo nei princìpi a carattere universale che morali non possono essere proprio in ragione della loro universalità che comprende l'emotività solo quando si amano tutti gli esseri, perché il bene, che è verità e virtù, non può essere in relazione ai limiti dati dall'interpretazione del sentimento che è legato alla latitudine culturale.

domenica 18 settembre 2016

La Verità non può essere immaginata senza che essa sia prima conosciuta

Credo fosse Asimov, ma potrebbe essere stato anche Orwell oppure Huxley, che scrisse: "Il futuro non può essere diverso da come ce lo si immagina", ma non è così, perché per immaginare è necessario comprendere, e se manca la comprensione occorre accettare che le conseguenze di ciò che non si conosce siano del tutto diverse da come ce le si aspetterebbe. Per poter immaginare il giusto, ovvero quali potranno essere le conseguenze della Verità che regge l'universo, è necessario conoscere i princìpi universali dai quali il dispiegarsi della realtà ha preso avvio, perché senza conoscere come il tutto sia cominciato non è pensabile potersi immaginare in che modo la realtà esaurirà le proprie ragioni di essere.

venerdì 2 settembre 2016

Visuali diverse

L'ateo: Dio non esiste
Il fedele: Dio esiste 
Il religioso: Dio esiste e mi parla
Il fondamentalista: Dio esiste e mi somiglia
Il metafisico: Dio, essendo causa dell'esistenza, come tutte le cause  non partecipa ai suoi effetti perché a questi è superiore
Il bambino: Dio mi regala i giocattoli
Il santo: a me ha dato solo l'intelligenza per tacere

Mia moglie: ancora stai a scrivere cazzate invece di lavare i piatti?

sabato 23 luglio 2016

Cosa potrebbe aggiungere la morte?

Cosa potrebbe aggiungere la morte al poco che siamo riusciti a capire della vita?
Ci vuole ben altro che il morire per migliorare il nostro grado di comprensione; occorre vivere altre volte in dimensioni dell'essere nuove e diverse da quella umana che si è vissuta, e che non è bastata a scostare i veli che nascondono una Verità che da immaturi non si sarebbe capaci di sopportare.
Nulla si ripete nell'universo, perché il Mistero dal quale l'esistenza proviene, essendo infinito... non si ripete mai.
Non c'è una goccia di pioggia che sia identica a un'altra, non un fiocco di neve lo è, non lo sono i pensieri e neppure i sogni. Per essere identiche tra loro due realtà dovrebbero occupare lo stesso spazio ed essere la stessa realtà.
Solo la centralità è la stessa, per tutte le circonferenze che di essa sono le riflessioni, ed è il modo che ha il Mistero di esporre l'inizio delle proprie infinite possibilità.
Da questo Centro noi nasciamo e a ritrovare questo Centro siamo destinati.
Il complesso e il difficile sono i mezzi che abbiamo per raggiungere la Verità di ciò che semplicemente siamo alla nostra origine.


giovedì 21 luglio 2016

L'Infinito non ama ripetersi

C'è qualcuno in noi che sa tutto di noi e tace in apparenza, sopportandoci come solo un santo sa fare. Quel qualcuno non è la nostra coscienza, troppo legata alla nostra intelligenza per non essere disposta a vendersi per un tozzo di pane.
Quel qualcuno è la nostra centralità, muta come il morso di uno squalo, ma più sanguinaria.
Sarà lei ad assolverci o a condannarci ad altre vite, diverse dalla specie umana alla quale ora apparteniamo. 

Diverse... perché l'Infinito non ama ripetersi.

venerdì 15 luglio 2016

Sembrerebbe pochino, ma è meglio di niente...

L'inferno, come tutto, deve per forza avere i suoi alti e bassi e non può essere eterno, perché se lo fosse sarebbe sovrapponibile a Dio e la misericordia di quest'ultimo andrebbe a farsi fottere.
Alti e bassi che corrispondono a diverse gradazioni di una sofferenza che dev'essere prima di tutto interiore, l'esteriore essendo caratteristica dell'esistenza manifestata che più o meno subiamo.
Esteriorità che deriva dall'interiorità.
Necessariamente l'inferno non potrebbe essere privo di collegamenti con la realtà esteriore alla quale diamo il nome di vita, e questi legami li si nota quando si soffre.
A volte si soffre al punto da credere che il mondo sia il luogo geografico dell'inferno e, di conseguenza, anche del paradiso.
Sarebbe sconcertante, perché la cosa implicherebbe che tutti i Profeti hanno mentito.
In effetti le possibilità implicate nella manifestazione della realtà relativa chiamata esistenza sono in moltitudine indefinita, espressa su altrettanti indefiniti piani di realtà, non potendoci essere un confine raggiungibile all'interno della realtà universale, ciclicamente modulata e dunque sferica.
È un bel rompicapo, complicato dalla necessità di dover anche essere espresso simbolicamente.
Inferno significa dolore e sofferenza, e poiché tutta l'esistenza è caratterizzata da dolore e sofferenza si può presumere che l'inferno sia una delle modalità dell'essere, perché se fosse un luogo sarebbe all'interno dello stesso universo, dal momento che "universale" significa che riguarda il tutto.
L'universo, che è relativo, implica che l'inferno non potrebbe essere eterno, perché eterno indica superiore alla durata temporale alla quale l'intero universo è sottomesso.

Sembrerebbe pochino, ma è meglio di niente sapere che la sofferenza interiore non potrà essere eterna.

mercoledì 13 luglio 2016

Solo i demoni pensano di poterle sfuggire


Non so cosa il destino sia, ma credo si tratti di tutto ciò che non sta sotto al libero arbitrio: quando si è nati, dove, da chi e perché è parte del destino di ogni individuo, e lo sono pure tutte le condizioni dell'essere nel loro lato che sfugge al nostro controllo. D'altronde se non ci fosse il destino la nostra libertà di scegliere non troverebbe appigli per essere esercitata.
C'è un destino individuale, un destino collettivo e, infine, il destino universale, che è lo stesso per tutti e prevede il doversi ritrovare tutti nello stesso centro dal quale tutti provengono, quello per il quale la circonferenza dell'esistenza ha avuto avvio e al quale deve le sue essenziali ragioni sufficienti d'essere. Amare ci avvicina al centro d'amore, l'odiare ce ne allontana, perché l'odio striscia sulla circonferenza per dire a tutti che il centro non è reale a causa della sua assenza di peso.
Ogni realtà, sia essa microcosmica che macrocosmica, ha il suo centro del quale essa è l'espressione differenziata, ma il centro è identico per tutti gli esseri, ed ha una memoria infallibile. Di questa memoria dobbiamo tenere conto, perché solo i demoni pensano di poterle sfuggire.

sabato 9 luglio 2016

Il principio primo

L'amore è il primo principio universale, ed è superiore alla procreazione. Lo prova il fatto che non esista l'amore in provetta...

L'ultimo ricordo che avremo di noi

L'invecchiare è l'evento che giustifica la gioventù attraverso il cattivo gusto, ma avendo il vantaggio di non risparmiare nessuno si fa accettare, anche se malvolentieri, dando a tutti la possibilità di sperare nell'imparzialità di una Giustizia cosmica, la cui azione riequilibratrice è difficile da riconoscere nelle cose di tutti i giorni.
È nell'invecchiamento che i pregiudizi lasciano la presa che li tiene aggrappati al falso, e in esso l'esteriorità diventa trasparente lasciando intravedere cosa si nasconde al suo interno, perché la centralità di ognuno non è sottomessa alla durata, e il tempo non la scalfisce. 
Il centro identico per tutti tranne che per la sua memoria è eterno, ed è il legame che ci unisce al Mistero assoluto che esprime le sue infinite possibilità di essere attraverso di noi.
Alla fine della vita è solo il nostro centro a sopravvivere, con sulle spalle il peso dei ricordi di ciò che siamo riusciti a essere e a non essere, che sarà il motivo per il quale l'esistenza avrà le sue ragioni per esistere future.
Null'altro di noi resterà vivo, né i ricordi insisteranno a tormentarci, perché al loro posto un nuovo essere diverso da noi esisterà, sentendosi lo stesso io che ci sentiamo oggi, pur essendo un io diverso dal nostro.
A quel nuovo essere sarà consegnata la nostra possibilità di perfezione, che abbiamo ignorato vivendo, per questo è giusto dire che quell'essere saremo sempre noi, anche se sarà diverso da noi.
È a lui che dobbiamo passare le nostre speranze, e il suo primo vagito sarà l'ultimo ricordo che avremo di noi.
Ogni nuovo giorno non sa della notte che è stato e che l'ha preceduto.


Sulla Verità e l'orgoglio


L'orgoglio non si addice alla Verità, perché essa è ciò che essa è, non il risultato di una vittoria...

Ovvietà per nulla scontate

L'intelligenza sta nel mezzo, tra il credere e il non credere, e guarda male entrambi perché è soddisfatta solo dal conoscere.
Chi crede che il non credere sia il conoscere crede e non crede nello stesso tempo... senza sapere cosa il conoscere comporti.
Chi non crede dice che la Verità assoluta non esista, e si contraddice perché la sua affermazione, per essere vera, dovrebbe essere assoluta.
Chi crede dice che la Verità assoluta esista, e si contraddice perché se essa esistesse non sarebbe più assoluta.

La realtà ride dietro entrambi, perché la Verità assoluta è più dell'esistere essendone la causa, e anche nella realtà relativa ogni causa è superiore ai suoi propri effetti, e da questi ultimi non può essere modificata. Per questo il fuoco non può bruciare il calore che lo ha generato, né l'umidità potrebbe bagnare l'acqua dalla quale proviene.

Una penosa abbuffata

Pur essendo regolata da norme universali l'esistenza mostra di sé la sua accidentalità come se questa fosse casuale.
L'accidentalità caratterizza tutta la manifestazione esistenziale, ma solo nel rapporto che essa ha col Mistero assoluto dal quale trae le sue sufficienti ragioni d'essere. Il termine esistere deriva dal latino "ex-stare" che indica l'assenza, all'interno dell'universo, delle sue sufficienti ragioni d'essere. 
Nonostante la ciclicità della vita e le correlazioni causali tra cause e loro effetti siano evidenti, la gran parte degli individui ritiene essere il caso a reggere la realtà, quando il caso è la negazione di princìpi e leggi senza i quali nessuna consequenzialità vitale sarebbe possibile.
L'umanità appartenente all'attuale epoca è accecata dal suo essere famelica, e questo la rende incline allo spreco di ciò che non le appartiene.

Tutto questo è segno della fine di un ciclo, e l'umanità sta nella analoga condizione di un moribondo alla sua ultima, sanguinaria, abbuffata.

Ciò che misura il bene e il male

Spesso il confine tra bene e male in un'azione è sfumato e incerto, ma così non è per chi agisce, perché solo chi agisce o non agisce conosce esattamente le proprie intenzioni, e sono queste ultime a dare la misura del bene e del male.

venerdì 1 luglio 2016

... ed è allora che la Verità s'incazza...

Ci si immagini di essere stati illuminati dalla Verità: in questa rara eventualità davanti agli occhi dell'Intelligenza del cuore si spalancano... facciamo che si aprano soltanto, due opportunità: tenersela per sé o tentare di comunicarla ad altri. Se la si tiene per sé la si dovrà poi mettere in pratica su di sé nel rapporto col mondo, ma se si tenta di comunicarla ad altri, cosa impossibile a farsi dal momento che la Verità assoluta è, per la sua natura non relativa, incomunicabile, stavo dicendo che non essendo comunicabile si finisce col dimenticarsi che la Verità, essendo totale, non si accontenterà di essere sterile teoria, ma farà di tutto per essere attuata da chi la conosce. Questo significa che chi conosce la Verità nei suoi princìpi universali anche se è libero di scegliere... se non sceglie di attuarne le inevitabili conseguenze si mette nella condizione di chi, potendo scegliere il meglio per sé e per gli altri... decida per il peggio, ed è allora che la Verità s'incazza...

Dissento sull'uso di chiodi martello e croce

L'essere umano è al centro di una situazione esistenziale che è, a dir poco, singolare: è un essere sociale, ma può comunicare agli altri solo le cose meno essenziali, tipo "che buona questa polenta", ma appena tenta di trasmettere le proprie conoscenze superiori i suoi simili, bene che gli vada lo ridicolizzano, ma se hanno a disposizione un martello e dei chiodi lo ergono a simbolo dell'incomunicabilità.

Questo accade perché la libertà di ognuno è sacra, e quando si tratta della Libertà di capire da sé l'essenza che è senso dell'ordine cosmico... allora quella Libertà si fa inviolabile, e mi pare persino giusto che lo debba essere, anche se dissento sull'uso di chiodi martello e croce.

mercoledì 22 giugno 2016

Seghe mentali?

Fu attorno ai venticinque anni di età che mi accorsi della realtà delle ripercussioni, prima di allora speravo che le conseguenze del mio agire ed essere si perdessero nell'immensità del cosmo, come quando si sputa dall'alto di un dirupo verso la sua oscura profondità. Rendersi conto che se anche si sputasse a favore del vento quello sputo genererebbe conseguenze per me è stata una scoperta importante, perché mi ha tolto la possibilità di sperare nella maturazione delle illusioni. È stato anche l'inizio del mio chiedermi quali potessero essere le leggi che governino le conseguenze della legge di causalità, quella che lega ogni causa ai suoi propri effetti. L'intrico derivante dal succedersi di cause ed effetti è di difficile individuazione, quando non si conoscano le leggi a carattere universale, che sono i princìpi al minore grado di relatività possibile dato dalla loro universalità applicativa, dai quali tutto è normalizzato anche quando è una eccezione, perché norma e sue eccezioni costituiscono, in principio, una unità. Le persone considerano tutto questo essere conseguenza di seghe mentali, non riflettendo sul fatto che, anche se dovesse essere, le seghe mentali sono il risultato di cause che devono il loro essere ad altre cause, in una catena ininterrotta che conduce, inevitabilmente, a chiedersi quale sia il principio primo e a quale Mistero esso debba il suo esserci.

martedì 21 giugno 2016

La Verità ci possiede senza essere padrona

C'è un modo della conoscenza che non si avvale del pensiero, perché non conosce interpretando, ma annullando la distanza che separa chi conosce da ciò che è conosciuto.
Il conoscente attraverso l'intuizione spirituale data dalla vista interna si identifica al di sopra della durata temporale alla realtà conosciuta, e la realtà in questo modo assimila a sé il conoscente.
Chi conosce in questo modo non esprime idee personali né ipotizza, perché il farlo sostituirebbe la Verità con la falsità.
È il conoscere iniziatico che vede senza divenire proprietario della realtà vista.
Non è possibile appropriarsi della Verità, allo stesso modo in cui un contenuto non può contenere ciò che lo contiene.

mercoledì 15 giugno 2016

Quando l'essere piccini non è più importante

Chi esiste dà per scontata la propria esistenza perché la vive, e l'unico modo per contraddirla sarebbe quello di porle termine.
Ovviamente è facile capire, solo guardando il cielo stellato, di essere immersi in un mistero di non agevole soluzione, eppure questa consapevolezza non impedisce di annoiarsi e, anzi, ci fa sentire tanto piccini di fronte all'immensità dell'universo da convincerci di essere poca cosa, nell'economia universale.
Poca cosa sul piano della realtà quantitativa, ma non su quello della qualità, perché l'intelligenza umana è capace di concepire la trascendenza che supera i limiti impliciti all'esistere.
Non la si concepisce solamente, ma la si può raggiungere attraverso la maturazione delle possibilità implicite all'essere umani.
In ogni parte del tutto c'è il tutto, e il grande segue le stesse leggi che governano il piccolo perché il grande è composto dai piccoli.
La stessa noia ci dà la misura della necessità di perfezione, una perfezione che ci condurrà al centro del nostro stato dell'essere, che è attraversato dalla verticale che ci congiunge agli stati sovra individuali che elevano l'essere avvicinandolo alla Causa delle cause, al Mistero assoluto che acceca la mente solo al pensarlo.

Il legame che ci unisce al Mistero dà la possibilità di concepire e conoscere le ragioni dell'esistenza, che non stanno nel raggiungimento della soddisfazione emotiva chiamata felicità, ma nella conoscenza priva del dubbio attraverso la quale l'essere piccini cessa di essere importante.

martedì 14 giugno 2016

È in questo modo

Quando si esiste c'è un vuoto da riempire, considerabile come fosse una assenza della consapevolezza che deve essere riconosciuta come tale e sostituita con la conoscenza di sé.
L'esistenza è il modo adottato dalla Perfezione assoluta per dirci che siamo lontani dalla centralità che ci ha determinati.
La Libertà assoluta ci lascia liberi di far del male per imparare a riconoscere il bene, e liberi di far del bene per poter riconoscere il male. 
È in questo modo che si può migliorare.

È in questo modo che si può peggiorare.

lunedì 13 giugno 2016

Amare e odiare la vita


Il fatto di non poter scegliere di nascere induce ad amare la vita ma, per inversione analogica... il poter scegliere il momento della propria morte spinge al desiderio di morte.

sabato 11 giugno 2016

Al momento opportuno...

Come non ci può essere giustizia senza verità non ci può essere verità senza giustizia. Questa è una delle leggi universali che reggono l'intero universo, si tratta solo di attendere che la giustizia si compia al momento opportuno...

Cosa è necessario fare per aprirsi alla possibilità di conoscenza

Aprirsi al conoscere non è ancora il conoscere, è solo un aprire la porta a ciò che supera le percezioni sensoriali.
Per prima cosa occorre armarsi di un granello di sabbia, poi lo si poggi a terra e gli si dia un colpetto col dito indice.
In questo modo si notano alcune cose che, quando ben considerate, indicano la strada giusta che è la via del conoscere:

1) Si scopre che occorre una intelligenza che desidera, una intenzione e una forza, prima interiore e di seguito fisica, per cercare e trovare il granello di sabbia, poggiarlo a terra e rifilargli il colpetto col dito.

2) Si vede che c'è una gerarchia che, procedendo dall'intelligenza dell'intenzione attraverso l'emozione data dal desiderio, ordina l'azione, e dire gerarchia significa ammettere una causalità nella quale ogni causa è superiore agli effetti prodotti perché li contiene in potenza.


3) Osservando dove è finito il granello di sabbia si sa che l'intelligenza, il sentimento e la volontà non bastano per comprendere la qualità del destino del granello di sabbia, e che i colpetti dati con l'indice dovranno essere molti per riuscire a riportarlo sulla spiaggia dalla quale esso proviene e alla quale desidera ritornare per tranquillizzare l'oceano.

venerdì 10 giugno 2016

Chi cerca la felicità non è adatto al conoscere

L'esistenza non si accanisce contro chi si accanisce da sé contro se stesso, facendosi del male, preferisce farlo con chi cerca di comportarsi al meglio di quanto gli riesce, perché è in questo modo che l'esistenza aiuta chi ha in sé le possibilità di capire che è attraverso le difficoltà che la propria consapevolezza si affina, crescendo nella necessità di superare i propri limiti.

Chi cerca la felicità non è pronto per la conoscenza, l'unica in grado di determinare un tipo di felicità che rifiuta l'euforia, come rigetta la tristezza, perché conosce le ragioni d'essere e i limiti di entrambe.

mercoledì 8 giugno 2016

Conoscenza e felicità


Due muratori in un cantiere: uno felice perché guarda a terra, l'altro infelice e preoccupato perché guardando il cielo si è accorto che una grossa trave sta cadendo sulla testa di entrambi i muratori. L'infelicità del secondo è superiore alla felicità del primo perché gli salverà la vita.

La vera Libertà

L'esistenza ha un obiettivo primario da far raggiungere a chi vive, ed è quello della Libertà dalle costrizioni esistenziali imposte dall'essere al mondo. Così è lecito dire che essa sia il regno dove il male impera attraverso i suoi limiti, ed è un regno posticcio, perché dire "limite" è dire di una possibile libertà priva di limiti.


In fondo l'esistenza è la parodia della libertà, che tenta di scimmiottare dando la possibilità di essere liberi di far del male, quando la vera Libertà è quella che rifiuta il male.

martedì 7 giugno 2016

La consapevolezza dell'universale

Essere aperti all'intelligenza, che è centrale alla realtà, esige la rinuncia al proprio ego, che dovrà scivolare di lato in modo da consentire di considerare le cose senza che siano filtrate dai pregiudizi dati dalle proprie, superficiali, convinzioni.

La realtà è conseguenza del sacrificio fatto dal Mistero assoluto, che per renderci liberi ci deve far soffrire dandoci la libertà di decidere chi e cosa essere, dunque per poter comprendere le Verità di principio è necessario sacrificarsi a propria volta, non facendosi imprigionare dall'idea che la felicità sia la stessa cosa della consapevolezza dell'universale.

giovedì 2 giugno 2016

Obiettivi

La credenza che si viva per vivere, senza obiettivi che siano superiori alla stessa vita, è analoga al credere che si vada in auto senza avere una meta da raggiungere. Certo lo si può anche fare, ma la propria libertà aumenterebbe solo se si scendesse dall'auto.
Non si è più liberi solo perché non si sa dove andare...

martedì 31 maggio 2016

Una lotta contro i nostri limiti

È comune il sentirsi in lotta con la propria malattia, ma a ben considerare la stessa nostra esistenza, caratterizzata dai limiti, può essere vista come la malattia data dal non essere perfetti.
La presenza del limite indica il bisogno di superarlo, perché la possibilità di essere liberi lo esige.
Dunque la presenza di una patologia che dovrebbe essere vinta chiede di essere compresa nelle sue possibili cause, che necessariamente si riflettono affliggendo l'armonia fisica del corpo, ma che hanno la loro ragione d'essere nella sfera di realtà che precede la materia, perché è causa della materia.
È da quella sfera superiore di realtà che la decisione di guarire ha il suo avvio, e in dipendenza della qualità dell'intervento le possibilità di guarigione aumentano o diminuiscono.
Non bisogna dare modo alle paure di offuscare le nostre conoscenze che chiedono di essere ampliate, è necessario mantenere la calma e agire modificando i propri comportamenti, sia quelli alimentari che le intenzioni dalle quali nascono pensieri e azioni.

In fondo, da questa visuale, ogni malattia è un consiglio dato dal Mistero rivolto ad allargare la nostra prospettiva intellettuale, emotiva e volitiva, per questo più che una lotta contro il male dovrebbe essere una lotta contro i nostri limiti.

domenica 29 maggio 2016

L'universalità dell'essere

Il Mistero assoluto è un Mistero d'amore, perché dà a tutti gli esseri la libertà di scelta.
Il Mistero è Intelligenza assoluta che ama i suoi figli al punto di concedere al male la possibilità di essere, piuttosto che privare gli esseri della loro libertà.
Per il Mistero assoluto amore e libertà sono la stessa unica realtà, perché il Mistero, essendo assoluto, è indiviso e unico.
L'Assoluto esprime le proprie infinite possibilità riflettendosi nel relativo, e come ogni riflessione si capovolge nell'immagine riflessa di sé.
La sua unità unica, capovolgendosi, diviene molteplicità delle unicità esistenziali, sempre diverse tra loro perché l'identità è necessariamente relativa e, per questo, due realtà non potranno mai essere assolutamente identiche.
L'Assoluto non è sottomesso all'estensione né alla durata temporale, perché causa di entrambe le condizioni esistenziali, dunque non avendo luogo è in tutti i luoghi, esattamente al centro di ogni cosa.
Da questo centro siamo nati e a questo centro ritorneremo, nel percorso ciclico di una spirale esistenziale che ha, come fine, la Libertà.
Poiché la libertà è stata donata per poter essere compresa e guadagnata, dalla libertà relativa che genera sofferenze è necessario uscire, e per uscirne occorre non averne più bisogno.
Per non averne bisogno è necessario esserle superiori, e per esserlo la consapevolezza dei propri limiti deve essere perfetta così da poterli vincere.
Questo è il fine centrale all'essere che tutti devono raggiungere al centro di sé, dove l'ego lascia posto all'universalità dell'essere perfetto.


sabato 28 maggio 2016

Nulla è più importante...


Nulla è più importante della libertà di poter conoscere cosa occorre essere e fare per poter aiutare chi ha bisogno di attenzioni, perché il dono della vita ricevuto chiede di essere ricambiato con un dono della sua stessa natura.

L'ostacolo che ha l'intelligenza


L'ostacolo più grande che un'intelligenza deve affrontare è quello dato dal credere, perché il credere e il non credere non sono i semi che sviluppano l'albero della conoscenza, ma sono le erbe infestanti che ne ostacolano le possibilità di crescita.

Cosa è l'istruzione scolastica

È quella cosa che declama la cultura nozionistica, sostituendo la comprensione con la memorizzazione. I libri sono presentati come lo strumento di conoscenza indispensabile alla crescita intellettuale dei giovani, e sono libri che trasmettono l'incomprensione degli adulti all'incapacità di comprendere delle nuove generazioni.
È per questo che la cultura parte alla ricerca di significati esistenziali per arenarsi sulla battigia della stupidità, serrando gli occhi a una luce che non si lascia guardare da chi intende essere la cultura un'agevolazione economica per aumentare il proprio inutile prestigio. Infine ogni cultura, tra le innumerevoli esistenti, contraddice le altre diverse culture nate dal sentire emotivo con fini di lucro, nell'incapacità totale di riconoscere le leggi universali che sono la norma dell'esistenza. Culture morali che guardano alle diversità del colore della pelle, e alle possibilità di dissanguare i più deboli, non possono essere accostate alla Verità di un'esistenza che illumina tutti con un unico sole uguale per tutti.
È in quest'ottica che le scuole insegnano a tutti le stesse nozioni, costringendo le intelligenze, attraverso un sentire emotivo comune, all'interpretazione egoistica della vita che vede lo studio come la via migliore per affilare la capacità di taglio della lama dell'egoismo.

Una lama che non sa riflettere la luce.

mercoledì 25 maggio 2016

Troppo immaturi

Si nasce troppo immaturi perché ci sia chiesto il consenso di nascere, e si vive troppo immaturi per confermare quel consenso ma, alla fine, si muore chiedendosi: "Che cosa sarà di me?", nell'unica certezza della nostra vita: quella data dal sapere di essere ancora troppo immaturi.

martedì 24 maggio 2016

Su dubbio e Certezza

La presenza del dubbio indica la possibilità della certezza, la quale dà origine al dubbio quando non è perfetta. Il dubbio, al contrario, non può mai essere perfetto, perché lascia spazio alle modificazioni. La stessa cosa vale per la disarmonia e l'armonia.
L'armonia generale è data dalla combinazione ideale di tutte le disarmonie particolari dalle quali essa è formata.
Così si può dire che l'intero cosmo sia in un relativo equilibrio generale per la somma dei suoi disequilibri particolari, che sono in un perpetuo movimento alla ricerca di equilibri sempre migliori.
Poiché l'equilibrio generale mantiene in vita le possibilità esistenziali si deve dire che esso è un bene per l'esistenza, allo stesso modo della Certezza che esclude il dubbio, come l'armonia esclude la stonatura.
La Certezza assoluta è raggiunta da chi è stato illuminato dal Cielo che ha concesso l'apertura della vista interna che dà accesso all'Intelligenza universale, immediata e non mediata dalla mente, sui princìpi universali che modulano la manifestazione dell'esistenza, e con quella immediatezza conoscitiva l'essere che è diventato spiritualmente consapevole entra nella sfera del conoscere privo del dubbio, lo stesso che è accusato dal resto dell'umanità, quella che non ha accesso alla conoscenza intuitiva universale per carenza di qualificazioni interiori, che è accusato, dicevo, di essere il segno distintivo di una boriosa stupidità.
È per questa ragione che gran parte dei sapienti tacciono e Gesù fu inchiodato alla croce.
In realtà i sapienti tacciono perché sanno che la Verità agisce senza mai arrestarsi anche senza di essi, e i pochi che comunicano quello che si presta a essere comunicato a parole... sanno che il loro sapere scivolerà sulla stragrande maggioranza delle inconsapevoli intelligenze, non lasciando alcuna traccia. Nonostante questo dicono cose che potrebbero aiutare i pochi in grado di intuirne l'importanza.

La Certezza, dice un detto dei maestri Sufi, è come l'infinità interna del Mistero assoluto la quale non può esaurirLo.

sabato 21 maggio 2016

Cosa c'è di meglio?

Cosa di meglio si poteva aspettare, la mia generazione sessantottina, di una battaglia contro i disvalori fascisti criminali che, nel dopo guerra, ancora imperavano nei capi famiglia e nello Stato di polizia?
Niente supera il piacere dato dal lottare contro le ingiustizie e gli infami che le attuano per arricchirsi rubando, è stato un onore mettersi contro una religione come quella cattolica, degradata al punto di non ritorno dove è ammesso lo stupro di innocenti bambini, anche disabili. Preti che acclamano il Padre eterno con un tifo da stadio, dicendo che il Padre è così misericordioso da perdonare tutti tranne Giuda il traditore, quando si sa che la pietra angolare della Chiesa cattolica è San Pietro che tradì tre volte Gesù.
Giuda si impiccò per il rimorso, e San Pietro morì martire. Non c'è differenza tra i due nell'essersi pentiti, eppure i preti dicono che Giuda è l'unico ospite dell'inferno, dannato per l'eternità, mentre san Pietro fa il portinaio al cancello del paradiso. 
Cosa c'è di meglio di una lotta contro questa gentaglia che crede nello stesso modo dei bambini, chiamando quel credere "FEDE"?
La mia generazione è stata delusa dai risultati del suo aver lottato?
Certo che sì, ma che conta nelle azioni è l'intenzione, non i risultati che sono il frutto delle contaminazioni esterne.
Vero è che molti di noi erano ipocriti, ma la nostra violenza era contro la violenza, e ha il diritto di chiamarsi legittima difesa.
I comunisti come mio padre non erano diversi dai fascisti: picchiavano i bambini e li azzittivano dicendo che il diritto di parola lo si poteva guadagnare solo se si fosse appartenuti a una catena di montaggio, perché è l'avvitare bulloni che sviluppa l'intelligenza.
Cosa c'è di meglio che lottare contro un fascismo e un razzismo entrato tanto in profondità negli animi delle persone abbiette e stupide... da essere scambiato per il diritto di imporsi all'innocenza?
L'oggi è il risultato di uno ieri a causa della cattiveria e dell'egoismo dei molti, non della generosità dei pochi che hanno lottato per essere liberi in un mondo di schiavi che leccano il culo dei potenti.
Io dentro di me sono libero e felice, perché non ho mai smesso di lottare contro il male, anche se so che sarebbe preferibile amare il bene che odiare il male.

Però qualcosa di meglio ci sarebbe, ed è nel comprendere la nostra natura, con le sue estese limitazioni, nella nuova lotta da attuare, finalmente contro tutto ciò che ci tiene legati al mondo della lotta per la libertà... che deve esserci se esistono le costrizioni che la negano.

sabato 14 maggio 2016

I valori del Cielo


La gerarchia di valori rappresentativi delle intenzioni del Cielo la si vede nella felicità data dal soccorrere i bisognosi, e dal gelo interiore, determinato dall'egoismo, che si vive quando li si respinge.

L'omosessualità considerata metafisicamente

La realtà relativa contiene tutto ciò che è suscettibile di essere manifestato, ed esclude dal manifestarsi solo le cose che non potrebbero vivere in conformità alle esigenze che ha il piano di realtà considerato. Dunque l'insieme delle possibilità date dal piano sul quale noi viviamo non possono escludere l'omosessualità come la bisessualità. Queste sono condizioni giudicate maligne dalla morale imperante che utilizza una chiave interpretativa della realtà che si basa sulla capacità riproduttiva della specie come se essa fosse il valore più importante dell'amarsi.
Il valore assegnabile a ogni realtà particolare cambia in dipendenza della visuale, che corrisponde a una chiave interpretativa, adottata. Sarebbe insensato pretendere che tutte le possibili chiavi di interpretazione debbano essere sottomesse a quella unica della sopravvivenza della specie, perché ci sono valori che superano, in qualità, la continuazione della sopravvivenza: il primo di questi valori è precisamente l'amore per il quale un essere può decidere di sacrificare la propria vita per salvare quella di un altro essere.
Da questa visuale superiore data dall'amarsi l'omosessualità non può essere esclusa, tanto più che l'amare un essere dello stesso genere sessuale corrisponde al sacrificare la propria normale convivenza col resto del mondo.
Amare implica il sacrificare se stessi, volontariamente e con ardore, e chi vorrebbe privare del diritto di amare e di vivere con chi si ama non può dire di essere capace di amare, né di sapere cosa l'amore sia al di fuori del fatto egoistico del mantenere in vita una specie - in questo caso quella umana - che assegna al sacrificio d'amore la più elevata importanza.

In fondo è una questione morale quella che nega il diritto di amare chi si ama, nei casi in cui si amasse un essere dello stesso genere sessuale, e la morale non è un valore universale, perché morali diverse si negano vicendevolmente, a differenza dei princìpi universali i quali, non essendo intaccati dalle diverse culture e dalle diverse sensibilità emotive... rimangono inalterati nel loro assegnare il giusto valore dato dalla libertà di amarsi.

lunedì 9 maggio 2016

domenica 8 maggio 2016

Il rinunciare ad amare

Una natura dove per sopravvivere ci si mangia a vicenda non può essere perfetta, e non lo è perché tutta la realtà manifestata esiste per perfezionarsi. L'equilibrio generale e relativo di ogni insieme è dato dalla somma dei disequilibri particolari dai quali l'insieme è composto, così per migliorare il generale occorre migliorare i suoi componenti particolari. Chi vive nella natura ha quindi il dovere di migliorarsi contribuendo a migliorare l'insieme. Dunque se si può, e molto spesso questo è possibile, si deve evitare di mangiarsi a vicenda e cibandosi di frutta e verdure bisogna astenersi dal creare condizioni che siano mortali per i vegetali che ci danno il nutrimento.

I fascisti, quelli comunisti compresi insieme a tutti quelli che si sentono dei Re, che impostano il loro credo sulla convinzione che sia inevitabile sopraffare il prossimo, si meritano di essere ciò che sono, dovendo così rinunciare a tutte le possibilità che l'amare offre.

giovedì 5 maggio 2016

L'ordinamento gerarchico universale

Le leggi universalmente applicabili, chiamate princìpi universali, hanno le loro ragioni d'essere che non sono discutibili.

La legge universale, quella che impone a tutto l'esistente la necessità che i suoi componenti siano ognuno diverso dall'altro, è data dal fatto che due realtà per essere identiche dovrebbero essere assolutamente identiche, ma poiché l'Assoluto è unicità nella propria unità indivisa, nessuna realtà relativa potrebbe essere composta da realtà che siano assolute. Questa è la indiscutibile ragione per la quale nulla si ripete in modo identico a qualcosa d'altro. Nessun effetto potrebbe contenere la propria causa, né modificarla, perché nessun contenuto può comprendere interamente ciò dal quale esso è contenuto, perché il meno non può contenere il più, il basso non può contenere l'alto e l'esteriore non può contenere l'interiore. Quello da me esposto è fondamento dell'ordine gerarchico universale, la cui conoscenza è necessaria per poter ordinare, attraverso la luce interiore data dall'intelligenza a carattere universale, il disordine esteriore nel quale l'esistenza esprime le proprie possibilità d'essere.

lunedì 2 maggio 2016

Il muro

Ogni cosa nella vita aumenta le possibilità di migliorare la comprensione delle ragioni che la realtà ha di essere, e anche quando non si è inclini a chiedersi il perché dell'esistenza... l'esserci impila mattoni di conoscenza su mattoni, e senza neppure accorgersi ci si ritrova sepolti sotto il crollo dei propri pregiudizi, o in cima a un muro dal quale si vede un orizzonte più vasto.

La trappola esistenziale

In Oriente conoscono così bene i difetti dell'essere umano che con quella conoscenza i negozianti all'aperto catturano le scimmie che li derubano, e lo fanno mettendo in vista un pesante vaso di vetro, dal collo stretto, che riempiono di biscotti. La scimmia vi infila dentro la mano che stringe una manciata di biscotti, e non volendo lasciarli andare resta imprigionata perché la mano piena non esce più dal collo stretto. 

Non so cosa i negozianti facciano poi alle scimmie in quel modo catturate, ma sono certo che la vita disponga di molta fantasia nel punire gli esseri umani che le rubano i biscotti... 

domenica 1 maggio 2016

Sulla razionalità

La ragione che si avvale della logica razionale non garantisce una sintesi, ottenuta attraverso l'analisi, che sia veritiera. Non la assicura perché per poterlo fare dovrebbe procedere da princìpi certi i quali, per esserlo, dovrebbero essere a carattere universale, dunque validi quando applicati all'intera manifestazione della realtà relativa, sia nella sua totalità che nelle sue particolarità.
La logica, procedendo da assunti errati, conduce necessariamente a una sintesi errata, anche nel rispetto del principio di non contraddizione, perché il non contraddire una falsità non assicura la verità.
Chi dicesse, per esempio, che la Verità assoluta non esista si troverebbe in una contraddizione irriducibile, perché per essere assolutamente vera quella affermazione dovrebbe essere a propria volta assoluta. Ne consegue che un’affermazione che determini una contraddizione nei confronti dell’assunto di partenza nega quell’assunto dimostrandone la falsità.
Da una visuale superiore, però, si deve dire che la Verità assoluta, non essendo relativa deve essere superiore a tutta la manifestazione della realtà relativa e quest’ultima non potrebbe contenerla, perché il meno non può contenere il più. Ma anche il dire che la Verità assoluta sia superiore a quella data dalla somma di realtà relative e limitate costituirebbe un errore di principio, perché superiore ed inferiore dovrebbero trovarsi, per essere confrontati, sullo stesso piano di realtà relativa. Significa che l’Assoluto non può essere confrontato col relativo. In realtà la Verità assoluta non è all’interno dell’esistenza, perché essa è causa dell’esistenza e anche all’interno dell’esistenza nessuna causa può trovarsi all’interno degli effetti da essa generati, né quegli effetti potrebbero modificare la causa che li ha determinati.
La Realtà assoluta, che è assimilabile alla Verità assoluta, perché Assoluto significa indiviso e unico, è l’unica a essere realmente vera essendo priva di limiti, mentre la manifestazione della realtà relativa è data dall’insieme di realtà limitate la cui somma non potrebbe dare che una realtà generale altrettanto limitata, la quale non è comparabile con la Realtà assoluta.
Dunque chi affermasse che la Verità assoluta non esista… negherebbe l’Assoluto facendolo da una realtà da considerarsi negativa nei confronti della Realtà priva di limiti. La conseguenza è che una negazione fatta dall’interno di un’altra negazione costituisce la migliore affermazione possibile, perché la negazione di una negazione è affermativa.

Chi negasse la Verità assoluta, di conseguenza, l’affermerebbe.

La razionalità


La razionalità è il processo del pensiero attraverso il quale la ragione si dà torto.

mercoledì 20 aprile 2016

Sarà solo opera nostra

Quanto è lunga, ripida e faticosa, la strada da dover percorrere per migliorarsi anche di poco; siamo figli della centralità spirituale che è al centro di ogni essere, e dal centro elargisce ciò che il nostro ego crede di essere.
Ci sentiamo tutti lo stesso "io", quello che assicura la nostra diversità nel suo essere lo stesso "io" per tutti.
Non è contraddittorio sapere di essere tutti lo stesso "io"?
Che cosa ci fa sentire in questo modo la nostra identità, diversa dalle altre identità che ognuno chiama "io"?
È la centralità di ognuno, identica a se stessa per tutti gli esseri, che ci dà questa nostra certezza, uguale per tutti perché figlia dello stesso Mistero che ci guarda vivere senza interferire con la libertà di essere che ci ha dato.
Questo centro è la Libertà assoluta che chiamiamo Dio e che, essendo assoluta, è nello stesso istante senza tempo sia contenuto che contenitore.
È Verità al di sopra del tempo che si esprime nel buio, l'oscurità che si lascia illuminare dall'Intelligenza che permea tutto ciò che è.
Conoscere se stessi significa essere identificati alla propria centralità spirituale, ed essere padroni di sé attraverso l'attuazione nel proprio vivere della Verità che si è conosciuta.
Quale sfida migliore della Perfezione di sé potrebbe immaginare chi è imperfetto?
È per questo che la libertà che abbiamo è relativa, perché se non lo fosse noi non avremmo meriti, e la libertà è un merito.

Ci è stata donata la carta da pacco col nastrino colorato della nostra intelligenza, ma ciò che dovremo avvolgerci sarà solo opera nostra.

martedì 19 aprile 2016

Il danno subito dall'essere in vita

Ogni realtà è conseguenza di una realtà che le è superiore perché sua causa, dunque anche l'esistenza considerata nel suo insieme ha necessariamente una causa che le è superiore e alla quale tutto l'esistente, umanità compresa, tende.
L'essere umano chiama questa causa "felicità" la quale, discendendo con l'allontanarsi dal suo principio, dà modo all'infelicità di essere.
La relativa libertà di scegliere è la condizione che dà o toglie valore al nostro decidere chi o cosa essere, ma il centro del nostro essere relativamente liberi è occupato dalle nostre reali intenzioni, che non subiscono le imposizioni esterne che la vita impone.
Così sia le possibilità di essere felici che quelle dell'infelicità sono contenute in potenza nella nostra libertà di essere.
In fondo nulla che sia esterno al nostro poter scegliere è degno di essere definito una felicità.

Essa è la preziosa perla formata dal nostro rimediare al danno che abbiamo subito dall'essere in vita.

mercoledì 6 aprile 2016

Come una lama di spada

Chi conosce la Verità dei princìpi universali è immancabilmente accusato di essere borioso, di credersi chissà chi, ed è estremamente raro che qualcuno chieda che cosa sarebbero questi princìpi universali.
C'è una specie di magia attorno a essi che lo impedisce, perché essa deve difendere la Verità che, quando conosciuta da una persona nobile è come una lama che riflette la luce, ma se a conoscerla è un individuo ignobile... la stessa lama gronderà sangue.