L'aura la vediamo tutti, quando siamo di fronte a qualsiasi pulsazione vitale, e la conseguente intuizione che ne deriva è chiamata, impropriamente quanto ingenuamente "sensazione a pelle", come fosse un'emozione di natura istintiva. L'istinto è anch'esso frutto dell'intuizione, ma rappresenta il suo aspetto inferiore volto alla sopravvivenza della specie, mentre l'intuito di ordine intellettuale - che non è la celebrata "ragione" perché la precede - è la capacità di cogliere, nell'immediatezza della propria portata intellettiva, prima che essa sia mediata dalla mente che le darà forme diverse e sovente degradate, capacità intellettiva chiamata "intuizione spirituale", di cogliere, stavo dicendo, aspetti del vegetale, dell'animale o della persona che ci sta davanti, cogliere in un modo diretto qualità che appartengono ai prolungamenti energetici sottili, non percepibili dai sensi ma visibili all'intelletto, quando esso è sufficientemente sviluppato da essere intuitivamente ricettivo. L'aura la vedono tutti, ma ognuno secondo le qualità intrinseche alla propria intelligenza. Gli unici esseri incapaci di cogliere il senso profondo di ciò che è chiamata aura sono gli individui che credono essa sia un alone colorato, analogo a quello mostrato dalla foto Kirlian, che mostra i campi elettromagnetici che attorniano ogni realtà vivente. Paradossalmente chi asserisce di vedere con gli occhi l'aura è proprio colui che, illudendosi sulla sua natura, non può vederla.
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