I princìpi che sono norma universale che regola il dispiegamento dell'esistenza, nelle sue implicite possibilità di essere sono molteplici, e ordinati gerarchicamente tra loro in dipendenza della prossimità di ognuno al centro unico dal quale prendono avvio nel loro essere al grado minimo di relatività. Ovviamente i princìpi applicabili all'intero universo non sono assoluti, perché assoluto indica unicità nell'essere unico, e mai correlazione. La qualità e la quantità sono, ad esempio, i primi due principi applicabili a tutto l'universo, che ha nel centro la sua correlativa circonferenza, nel sopra l'inversione del sotto, così come ogni interno ha il proprio esterno. Da questi princìpi discendono, consequenzialmente in una successione di cause e loro effetti tutte le implicazioni, che sono complicazioni, della semplicità primordiale che dall'unità diviene unicità nella molteplicità. Un conseguenza dei princìpi è, per semplificare il complesso discorso, che nessun contenuto potrà comprendere il proprio contenitore. Questo significa che essendo la logica uno degli effetti della Verità essenziale, quindi un suo contenuto, essa non potrà comprendere nella sua interezza la Verità essenziale. Questa è metafisica tradizionale che si occupa, attraverso la vista interiore e immediata (non mentale dunque), di considerare l'esistenza attraverso la consapevolezza spirituale dei princìpi, al fine di comprenderne il senso primo e ultimo. Chi pensasse che questo senso non esista in sé, ma fosse dato dall'interpretazione individuale di ordine emotivo, oppure razionale, commetterebbe un grave errore, perché priverebbe l'esistenza del valore che in quel modo sarebbe assegnato soltanto all'individuo singolo, il quale non è causa dell'esistenza, ma solo uno dei suoi indefiniti effetti, e mai un effetto può essere legiferante nei confronti della propria causa.
Il puntino sulla circonferenza, che simbolicamente rappresenta l'esistenza, è solo un'esemplificazione analogica, è ovvio che tu non sia un puntino, come è altrettanto evidente che ogni essere è al centro dell'universo dal proprio punto di vista. La tua centralità, in effetti, è identica a tutte le altre centralità delle quali ognuno è l'espressione differenziata della Centralità unica e universale della quale l'universo è, macrocosmicamente, la realizzazione, come tu sei l'espressione individuale e microcosmica della stessa e unica centralità spirituale. Ogni centralità individuale, allo stesso modo di quella universale, si esprime in una unicità perché nulla nella realtà si ripete in modo identico a qualcos'altro, perché l'Assoluto chiamato Dio, essendo infinito, rifiuta la replicazione identica, e il solo fatto che ogni realtà occupi spazi differenti rende queste realtà differenti tra loro. Noi siamo al centro di tutto, perché è il nostro centro a esserlo. Tu ti senti un "io" come si sente chiunque altro, e questo è dato dal fatto che l'io è la superficie della centralità interiore, se così non fosse sarebbe contraddittorio che tutti si sentano lo stesso io. Il Centro è amore, la circonferenza invece è la sua esteriorità capovolta, dunque aperta anche all'odio. Compito e destino di tutti gli esseri è quello di identificarsi alla propria centralità abbandonando l'ego. Lo so che non è facile capirlo, ma l'affermazione che ha motivato questi commenti dice l'esatto contrario, ovvero che l'egoismo ha il diritto dovere di inventarsi obiettivi propri al posto di riconoscere la infinita vastità creativa dell'amore universale del quale siamo il frutto, e al quale dobbiamo rendere onore e dignità.
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