Ci si immagini un centro e la sua circonferenza come fossero la rappresentazione simbolica dell'esistenza. Il centro è un unico punto privo di estensione e di forma, ideale dunque e unico, mentre la circonferenza è costituita da una moltitudine di punti, ognuno di essi unico, costituenti le unicità nella molteplicità che è data dal capovolgimento dell'unità del principio centrale dal quale essa deriva, e del quale è l'inversione conseguente al riflettersi dell'unità centrale nelle unicità dei diversi punti periferici.
Unità che precede la molteplicità, perché quest'ultima, senza di essa, non potrebbe esistere come non potrebbe il due se non ci fosse il numero uno a determinarlo.
L'esistenza è un dono frutto del sacrificio primordiale che l'Assoluto compie a causa della sua assolutezza indivisa, nella quale potenza e atto sono un'unica realtà: ciò che rientra nelle possibilità di essere inizia a essere, e lo fa seguendo la natura implicita alle proprie possibilità. Il centro è uno a immagine dell'Assoluto, mentre la circonferenza è molteplice a immagine della relatività che è conseguenza del riflesso capovolto della centralità.
Nel centro c'è l'amore l'armonia e la pace, sulla circonferenza c'è amore e odio, armonia e disarmonia, pace e guerra.
Lo sdoppiamento delle polarità in opposizione tra loro perché imperfette è funzionale alla ricerca della perfezione unica e centrale, ed è verso il centro generatore che ogni punto imperfetto sulla circonferenza ciclicamente tende.
Ogni punto ha la sua via da percorrere, unica perché adatta alla diversità di ognuno, ma nel percorso vitale di avvicinamento alla centralità la distanza che separa le diverse vie, rappresentate dai raggi che portano al centro, diminuisce fino ad annullarsi nello stesso centro.
Le vie individuali costituiscono i diversi destini individuali che hanno gli esseri, mentre il centro rappresenta il destino universale che è di tutti.
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