sabato 5 novembre 2016

A immagine di Dio

L'uno è la causa dei molti, e la sua unicità si riflette nella molteplicità degli esseri, anch'essi unici. Tutti sono legati alla causa prima che li ha generati. Qualsiasi numero è formato dalla indefinita ripetizione della stessa unità generatrice, dunque si deve ammettere che ogni numero è immagine differenziata dell'unità della quale ognuno di essi costituisce l'espressione dell'uno nella realtà molteplice della relatività.
L'essere dell'uomo l'immagine di Dio significa che, in lui, sono riflesse tutte le possibilità date dalla trascendenza, ma invertite trattandosi di un riflesso. Come uno specchio d'acqua riflette il sole... l'uomo riflette il Mistero dal quale proviene, deformandone l'immagine allo stesso modo in cui lo specchio d'acqua deforma l'immagine del sole al soffio della minima brezza che ne increspi la superficie.
L'uomo è a immagine di Dio perché frutto delle leggi perenni emanate dall'Assoluto, ed è per questa immagine che l'intelligenza umana è capace di concepire la trascendenza divina, e ne è capace perché la centralità dell'uomo è anch'essa divina.


martedì 25 ottobre 2016

Sulla predazione

La natura obbedisce a leggi universali dalle quali essa è superata, oltre che determinata. Leggi di amore, ma anche di adattamento alle condizioni particolari nelle quali ci si trova a dover vivere. La convinzione che la legge di natura che prevede l'interdivoramento tra gli esseri sia un principio universale, e sia conseguente ad alcune necessità legate alla sopravvivenza di esseri che non hanno a disposizione altre scelte e, naturalmente col passare del tempo determina anche cambiamenti nella struttura organica degli esseri, i quali uniformano le caratteristiche del loro fisico adattandole alla necessità data dalla predazione, questa convinzione, stavo per dire, è errata. Ma tutto l'esistente è soggetto a modificazioni, anche sostanziali, date dai nuovi bisogni o da nuove scelte di vita. La conformazione dentale e l'apparato digerente sembrano essere irremovibili per il lungo tempo impiegato a essere quello che sono, ma non hanno perso l'elasticità che ha consentito loro di potersi adattare modificandosi anche profondamente. Così anche animali essenzialmente carnivori possono nutrirsi, alla bisogna, di vegetali. Le volpi, per esempio, pur essendo carnivore mangiano di tutto, persino la frutta. È per questo che credo sia possibile modificare, almeno in parte, la dieta animale propria ai carnivori. Chi crede che senza sbranarsi a vicenda l’esistenza non ci sarebbe più sbaglia, perché la vita si fonda su principi creativi benefici, non malvagi, e la predazione è una legge certamente naturale, ma soggetta  a scelte individuali che possono essere diverse perché orientate al rispetto del diverso che è una necessità conseguente alla legge universale che spinge ogni essere ad amare e rispettare ogni altro essere, perché figli dello stesso Mistero che sta al centro di ognuno, unica realtà identica propria a tutti gli esseri i quali corrispondono al dispiegamento delle possibilità infinite, che diventano individuali nel loro esistere, che sono proprie al Mistero assoluto che si riflette nell'esistenza, capovolgendosi come lo sono tutte le riflessioni. La convinzione fascista che assegna al più forte il diritto di esistere è, da una visuale spirituale, errata, perché lo spirito è l’Intelligenza universale che assegna al sacrificio di sé, e non degli altri diversi da sé, la massima importanza.

domenica 16 ottobre 2016

Un'altra volta ancora, infelici

Cosa resterà di noi? Solo ciò che non abbiamo avuto il coraggio di portare a termine, o il poco che resterà nella memoria delle cose che abbiamo toccato?

Forse ciò che avrà più durata saranno i valori che hanno orientato il nostro agire, o il non aver agito. Il ricordo di noi in chi resterà vivo per poco non ci renderà più meritevoli, e forse nemmeno più colpevoli. Le lacrime versate asciugheranno gioie e dolori vissuti senza avere un obiettivo per il quale valesse la pena di vivere le conseguenze della nostra stupidità, che abbiamo sbandierato come fosse un vessillo, mentre è stato il rastrello col quale ci siamo riempiti di cose che non osiamo gettar via, nell'impasto cosmico che incessantemente si rinnova, dando forma a nuove inutilità da accumulare per essere, un'altra volta ancora, infelici.

Il solo testimone

A pensarci gira la testa, ma nell'immensità dell'universo non un solo pulviscolo è uguale a un altro. Non lo potrebbe essere anche per il solo fatto di occupare uno spazio diverso. Cos'altro se non un infinito e assoluto Mistero potrebbe esprimersi senza avere il limite di doversi contenere attraverso il replicarsi?

Chiedersi se l'Assoluto Mistero esista oppure no appare una questione leziosa per chi, come noi, è immerso nel Mistero al punto da averlo al centro del nostro essere. Appare ovvio che l'intelligenza non riesca a guardarsi allo stesso modo in cui l'occhio non può guardare se stesso... se non attraverso uno specchio che inverte l'immagine di cui vorrebbe essere il solo testimone.

mercoledì 21 settembre 2016

Sul moralismo

L'atteggiamento moralistico è quello più adottato da chi attribuisce validità universale alla propria sentimentalità, ignorando i legami che essa ha con la cultura del luogo di nascita, e poiché non si nasce ovunque... sia la cultura che il sentimento non sono universali e di conseguenza non possono essere validi per chiunque e in ogni luogo. Per morale deve essere intesa l'intrusione del sentimentalismo nei princìpi a carattere universale che morali non possono essere proprio in ragione della loro universalità che comprende l'emotività solo quando si amano tutti gli esseri, perché il bene, che è verità e virtù, non può essere in relazione ai limiti dati dall'interpretazione del sentimento che è legato alla latitudine culturale.

domenica 18 settembre 2016

La Verità non può essere immaginata senza che essa sia prima conosciuta

Credo fosse Asimov, ma potrebbe essere stato anche Orwell oppure Huxley, che scrisse: "Il futuro non può essere diverso da come ce lo si immagina", ma non è così, perché per immaginare è necessario comprendere, e se manca la comprensione occorre accettare che le conseguenze di ciò che non si conosce siano del tutto diverse da come ce le si aspetterebbe. Per poter immaginare il giusto, ovvero quali potranno essere le conseguenze della Verità che regge l'universo, è necessario conoscere i princìpi universali dai quali il dispiegarsi della realtà ha preso avvio, perché senza conoscere come il tutto sia cominciato non è pensabile potersi immaginare in che modo la realtà esaurirà le proprie ragioni di essere.

venerdì 2 settembre 2016

Visuali diverse

L'ateo: Dio non esiste
Il fedele: Dio esiste 
Il religioso: Dio esiste e mi parla
Il fondamentalista: Dio esiste e mi somiglia
Il metafisico: Dio, essendo causa dell'esistenza, come tutte le cause  non partecipa ai suoi effetti perché a questi è superiore
Il bambino: Dio mi regala i giocattoli
Il santo: a me ha dato solo l'intelligenza per tacere

Mia moglie: ancora stai a scrivere cazzate invece di lavare i piatti?

sabato 23 luglio 2016

Cosa potrebbe aggiungere la morte?

Cosa potrebbe aggiungere la morte al poco che siamo riusciti a capire della vita?
Ci vuole ben altro che il morire per migliorare il nostro grado di comprensione; occorre vivere altre volte in dimensioni dell'essere nuove e diverse da quella umana che si è vissuta, e che non è bastata a scostare i veli che nascondono una Verità che da immaturi non si sarebbe capaci di sopportare.
Nulla si ripete nell'universo, perché il Mistero dal quale l'esistenza proviene, essendo infinito... non si ripete mai.
Non c'è una goccia di pioggia che sia identica a un'altra, non un fiocco di neve lo è, non lo sono i pensieri e neppure i sogni. Per essere identiche tra loro due realtà dovrebbero occupare lo stesso spazio ed essere la stessa realtà.
Solo la centralità è la stessa, per tutte le circonferenze che di essa sono le riflessioni, ed è il modo che ha il Mistero di esporre l'inizio delle proprie infinite possibilità.
Da questo Centro noi nasciamo e a ritrovare questo Centro siamo destinati.
Il complesso e il difficile sono i mezzi che abbiamo per raggiungere la Verità di ciò che semplicemente siamo alla nostra origine.


giovedì 21 luglio 2016

L'Infinito non ama ripetersi

C'è qualcuno in noi che sa tutto di noi e tace in apparenza, sopportandoci come solo un santo sa fare. Quel qualcuno non è la nostra coscienza, troppo legata alla nostra intelligenza per non essere disposta a vendersi per un tozzo di pane.
Quel qualcuno è la nostra centralità, muta come il morso di uno squalo, ma più sanguinaria.
Sarà lei ad assolverci o a condannarci ad altre vite, diverse dalla specie umana alla quale ora apparteniamo. 

Diverse... perché l'Infinito non ama ripetersi.

venerdì 15 luglio 2016

Sembrerebbe pochino, ma è meglio di niente...

L'inferno, come tutto, deve per forza avere i suoi alti e bassi e non può essere eterno, perché se lo fosse sarebbe sovrapponibile a Dio e la misericordia di quest'ultimo andrebbe a farsi fottere.
Alti e bassi che corrispondono a diverse gradazioni di una sofferenza che dev'essere prima di tutto interiore, l'esteriore essendo caratteristica dell'esistenza manifestata che più o meno subiamo.
Esteriorità che deriva dall'interiorità.
Necessariamente l'inferno non potrebbe essere privo di collegamenti con la realtà esteriore alla quale diamo il nome di vita, e questi legami li si nota quando si soffre.
A volte si soffre al punto da credere che il mondo sia il luogo geografico dell'inferno e, di conseguenza, anche del paradiso.
Sarebbe sconcertante, perché la cosa implicherebbe che tutti i Profeti hanno mentito.
In effetti le possibilità implicate nella manifestazione della realtà relativa chiamata esistenza sono in moltitudine indefinita, espressa su altrettanti indefiniti piani di realtà, non potendoci essere un confine raggiungibile all'interno della realtà universale, ciclicamente modulata e dunque sferica.
È un bel rompicapo, complicato dalla necessità di dover anche essere espresso simbolicamente.
Inferno significa dolore e sofferenza, e poiché tutta l'esistenza è caratterizzata da dolore e sofferenza si può presumere che l'inferno sia una delle modalità dell'essere, perché se fosse un luogo sarebbe all'interno dello stesso universo, dal momento che "universale" significa che riguarda il tutto.
L'universo, che è relativo, implica che l'inferno non potrebbe essere eterno, perché eterno indica superiore alla durata temporale alla quale l'intero universo è sottomesso.

Sembrerebbe pochino, ma è meglio di niente sapere che la sofferenza interiore non potrà essere eterna.

mercoledì 13 luglio 2016

Solo i demoni pensano di poterle sfuggire


Non so cosa il destino sia, ma credo si tratti di tutto ciò che non sta sotto al libero arbitrio: quando si è nati, dove, da chi e perché è parte del destino di ogni individuo, e lo sono pure tutte le condizioni dell'essere nel loro lato che sfugge al nostro controllo. D'altronde se non ci fosse il destino la nostra libertà di scegliere non troverebbe appigli per essere esercitata.
C'è un destino individuale, un destino collettivo e, infine, il destino universale, che è lo stesso per tutti e prevede il doversi ritrovare tutti nello stesso centro dal quale tutti provengono, quello per il quale la circonferenza dell'esistenza ha avuto avvio e al quale deve le sue essenziali ragioni sufficienti d'essere. Amare ci avvicina al centro d'amore, l'odiare ce ne allontana, perché l'odio striscia sulla circonferenza per dire a tutti che il centro non è reale a causa della sua assenza di peso.
Ogni realtà, sia essa microcosmica che macrocosmica, ha il suo centro del quale essa è l'espressione differenziata, ma il centro è identico per tutti gli esseri, ed ha una memoria infallibile. Di questa memoria dobbiamo tenere conto, perché solo i demoni pensano di poterle sfuggire.

sabato 9 luglio 2016

Il principio primo

L'amore è il primo principio universale, ed è superiore alla procreazione. Lo prova il fatto che non esista l'amore in provetta...

L'ultimo ricordo che avremo di noi

L'invecchiare è l'evento che giustifica la gioventù attraverso il cattivo gusto, ma avendo il vantaggio di non risparmiare nessuno si fa accettare, anche se malvolentieri, dando a tutti la possibilità di sperare nell'imparzialità di una Giustizia cosmica, la cui azione riequilibratrice è difficile da riconoscere nelle cose di tutti i giorni.
È nell'invecchiamento che i pregiudizi lasciano la presa che li tiene aggrappati al falso, e in esso l'esteriorità diventa trasparente lasciando intravedere cosa si nasconde al suo interno, perché la centralità di ognuno non è sottomessa alla durata, e il tempo non la scalfisce. 
Il centro identico per tutti tranne che per la sua memoria è eterno, ed è il legame che ci unisce al Mistero assoluto che esprime le sue infinite possibilità di essere attraverso di noi.
Alla fine della vita è solo il nostro centro a sopravvivere, con sulle spalle il peso dei ricordi di ciò che siamo riusciti a essere e a non essere, che sarà il motivo per il quale l'esistenza avrà le sue ragioni per esistere future.
Null'altro di noi resterà vivo, né i ricordi insisteranno a tormentarci, perché al loro posto un nuovo essere diverso da noi esisterà, sentendosi lo stesso io che ci sentiamo oggi, pur essendo un io diverso dal nostro.
A quel nuovo essere sarà consegnata la nostra possibilità di perfezione, che abbiamo ignorato vivendo, per questo è giusto dire che quell'essere saremo sempre noi, anche se sarà diverso da noi.
È a lui che dobbiamo passare le nostre speranze, e il suo primo vagito sarà l'ultimo ricordo che avremo di noi.
Ogni nuovo giorno non sa della notte che è stato e che l'ha preceduto.


Sulla Verità e l'orgoglio


L'orgoglio non si addice alla Verità, perché essa è ciò che essa è, non il risultato di una vittoria...

Ovvietà per nulla scontate

L'intelligenza sta nel mezzo, tra il credere e il non credere, e guarda male entrambi perché è soddisfatta solo dal conoscere.
Chi crede che il non credere sia il conoscere crede e non crede nello stesso tempo... senza sapere cosa il conoscere comporti.
Chi non crede dice che la Verità assoluta non esista, e si contraddice perché la sua affermazione, per essere vera, dovrebbe essere assoluta.
Chi crede dice che la Verità assoluta esista, e si contraddice perché se essa esistesse non sarebbe più assoluta.

La realtà ride dietro entrambi, perché la Verità assoluta è più dell'esistere essendone la causa, e anche nella realtà relativa ogni causa è superiore ai suoi propri effetti, e da questi ultimi non può essere modificata. Per questo il fuoco non può bruciare il calore che lo ha generato, né l'umidità potrebbe bagnare l'acqua dalla quale proviene.