Vivere in un paesino montano di centocinquanta anime, perlopiù fasciste o leghiste, è un'esperienza drammaticamente crudele che il Padreterno mi ha riservato, come fosse la ciliegina sulla torta della mia esistenza. Assisto, ogni volta stupefatto, alla capacità di sopravvivenza alla quale la vigliaccheria dà tanta importanza. Sopravvivere a spese della propria dignità su questi monti appare essere l'unica legge accettabile, e anche la caratura "morale" che spadroneggia senza i freni inibitori che risparmiano dalla vergogna.
Una lunga fila di fiori di plastica, a ornamento del ricordo con cui i vivi premiano il suicidio di chi all'egoismo ha preferito il volo nel vuoto, dà mostra di sé sulla ringhiera del Ponte del Saltone.
Fiori finti, come finta è la commozione di chi considera essere una debolezza il farsi assalire dall'amore disinteressato per le persone che soffrono.
Quell`empatia e amore per chi soffre è il grande mistero che avvolge chi è diventato coscienza pura.
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