Scrivo da otto o nove anni, raccontini, butto giù pensieri, considerazioni su aspetti della realtà da chiarire, e frammenti della conoscenza metafisica alla quale ho immeritato accesso, ma lo faccio senza l'illusione che serva a qualcuno, perché so che comunicare le verità che si conoscono è, il più delle volte, inutile. Lo so dal tempo che ho iniziato a scrivere, dando seguito a un'inclinazione personale che mi ha accompagnato fin da bambino, e alla quale smisi di prestare attenzione appena abbandonata la scuola. Molti pensano io sia colto, ma non è così, perché la conoscenza della lingua è analoga alla musicalità interiore che fa cantare bene oppure male. È un dono innato, una sorta di vocazione che, prima o dopo, si presenta quasi fosse, ma non lo è, una necessità.
Si possono comunicare pensieri e valori, ma solo per dire che li si ha, non per trasmetterli ad altri i quali hanno tutto il diritto di essere autonomi nelle loro scelte di conoscenza e di vita.
È il Mistero che si riflette al centro di ogni essere che lo esige, perché esso è un Mistero senza limiti e inconoscibile; senza limiti significa libertà infinita che non può contraddirsi e che per questo ci lascia liberi, impedendoci di convincere altri che il nostro diritto alla libertà di conoscere sia superiore al loro.
Per questo è possibile trasmettere solo le falsità che saranno scoperte, ma non le verità certe la cui essenza è stata, è e resterà incomunicabile.
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