Ognuno deve individuare quale sia il vuoto nella propria personalità che gli impedisce di crescere nell'armonia data dalle proprie possibilità di essere.
Il mio vuoto è la pazienza.
Dalla sua mancanza nasce la pigrizia, che è una difesa messa in atto contro tutto ciò che, per me, costituisce il pericolo di sprecare tempo ed energie senza riuscire a conseguire dei risultati immediati.
Per questo non potrei mai essere un commerciante in attesa che arrivino i clienti.
Il mio è un difetto grave, ma come in tutto anche in quella gravità si nasconde l'embrione di un pregio: pigrizia e impazienza sono caratteristiche della personalità in serio contrasto tra loro, e da quell'ostacolarsi vicendevole, che sostiene entrambi questi difetti, si libera il tempo necessario alla riflessione, che si sposa bene sia con l'assenza di pazienza che con la pigrizia.
Così impiego il tempo a riflettere sul perché delle cose.
Sono persino riuscito a capire che la riflessione è un'inversione orizzontale e un capovolgimento verticale, così che le verità parziali e relative considerate divengono verità vere solo se saranno invertite e capovolte.
Tutta la manifestazione della realtà che viviamo è un capovolgimento invertito della Realtà, vera perché in essenza, che dovremmo vivere, quella dove la pazienza non è necessaria, perché tutto è nell'eterno istante, e nella quale la pigrizia difensiva non serve, perché dove tutto è presente non occorre più demolire, né costruire.
Per vivere la Realtà in essenza, però, serve molta pazienza e poca pigrizia, e soprattutto l'intelligenza capace di misurare le ragioni d'essere di entrambe.
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