L'intero universo si sostiene attraverso le relazioni in cui stanno le sue parti, è relativo dunque, e ogni sua componente è caratterizzata da limiti e impossibilitata a sussistere in modo indipendente dalle altre parti nelle quali ogni singola realtà è immersa.
Tutto l'esistente ha al proprio centro la Verità immobile, che si manifesta nelle doppie verità variabili, in perenne movimento, duali e relative. Vere sono tutte le verità relative a immagine della Verità centrale, ed esse sono vere in ogni loro parte perché anche la falsità è una "vera" falsità.
L'esistente è dunque verità relativa, divisa e incompleta sia quando essa è vera nel suo essere positiva, che nel suo essere negativa in rapporto all'essere che sta considerandola.
L'equilibrio generale di un insieme, sia esso microcosmico che macrocosmico, è dato dalla somma dei componenti di questo insieme, che è necessariamente retto e sostenuto dalla verità centrale e dalle parziali verità relative, quelle che si alternano nelle opposizioni delle loro polarità contrapposte le quali, da una visuale più elevata di osservazione, divengono delle complementarità stabilendo un equilibrio destinato a integrare entrambe le polarità nel principio comune, quello che esprime l'unità dalla quale è inizialmente scaturita, alla sua nascita, la dualità espressa dalle due polarità contrapposte e complementari tra loro.
Dunque l'inconoscibile Verità, centrale e assoluta, costituisce l'essenziale ragione d'essere delle superficiali verità relative, ed è corretto dire che tutto l'esistente sia sostenuto dalla verità in tutte le sue possibili forme di espressione.
Il termine "esistere" deriva dal latino "Ex-stare" e indica l'assenza, all'interno dell'esistenza, della sua ragione sufficiente d'essere.
Poiché l'intero universo è relativamente "vero", sia nel suo essere corrispondente alla verità che nel suo esserle lontano, si deve ammettere che tutti gli accadimenti siano orientati dalle verità superficiali verso la centrale Verità assoluta.
Verità che è sovrapponibile alla Giustizia voluta, per il suo essere necessaria, dalla necessità di equilibrio che è funzionale al bisogno che ogni imperfezione ha di perfezionarsi.
Per questo è necessario avere fiducia nella volontà del Cielo e nella Sua giustizia, che non ha i limiti di quella umana.
Non dobbiamo giudicare male un Cielo perché lo riteniamo ipoteticamente incapace di fare giustizia, perché il Mistero che chiamiamo "Cielo" è Giustizia perfetta data dal perfetto equilibrio.
Tutte le ingiustizie nelle quali sono inscritte le verità mobili e relative sono destinate a ricomporsi nella Verità centrale, che è al di sopra della durata temporale in quanto sua causa.
Ognuno di noi deve essere comunque un portatore di giustizia e di equilibrio, perché siamo parte della verità universale, ma nello stesso tempo deve sapere che la Giustizia del Cielo non può fallire.
Per questo è necessario perdonare che si è sinceramente pentito, perché il Giudizio del Cielo è sempre superiore al giudicare umano.
Superiore perché infallibile, a causa della Verità che non può negare se stessa.
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