Le poche persone che danno credito all'esistenza della vista interna, quella data dall'aver avuto accesso all'Intelligenza universale, pensano che essa sia riferita alla chiarezza teorica data da un'intelligenza che gode della vista di un panorama più esteso, ma così non è.
La chiarezza teorica, che si esprime nella capacità dialettica e nella rigorosa aderenza alla logica dei princìpi universali, modulatori e regolatori della realtà relativa, è un aspetto implicito del "vedere" la Verità al di sopra della mente e del tempo, ma di certo non il più importante né, di conseguenza, nemmeno il più doloroso.
Chi "vede" la Verità la vede in tutti i suoi aspetti, i quali sono totalmente ignorati da coloro che non hanno aperta la via di comunicazione col centro assoluto di sé, e l'apertura della capacità intuitiva superiore, quella che le scritture vediche indù chiamano del "terzo occhio" implica l'avere la Certezza assoluta sulle intenzioni che ha anche un semplice bagliore nello sguardo di una persona.
Vedere la verità dà la capacità di unire tra loro gli invisibili elementi costituenti l'ordito che sottende la realtà visibile, al fine di avere la loro sintesi denudata davanti all'Intelligenza universale che la conosce al di sopra del dubbio.
Questa è la prima illuminazione data dall'iniziazione ai misteri dello spirito.
Chi vede attraverso lo spirito è costantemente sotto l'attacco delle forze demoniache, che non tollerano possa sfuggire loro il dominio su qualcuno che tenta di sfuggire ai loro invisibili artigli.
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