Il pensare è analitico, nello svolgere la funzione principale che la mente ha, e l'analisi, pur avendo in vista la sintesi, le volte che la raggiunge non è mai soddisfatta del risultato, perché quella raggiunta non è la vera sintesi, le manca sempre la ragione essenziale d'essere delle cose, che non è relativa. La vera sintesi, infatti, non è ottenibile dall'analisi, ma è consapevolezza immediata data dalla conoscenza assoluta dei princìpi universali, quelli che ordinano l'esistenza modulandone il dispiegamento e il raccoglimento. L'essere atei costituisce il non credere e ha, come correlativo, il credere, non il conoscere. La Verità sintetica, contenendo la logica, necessariamente ne supera i confini, non negandola. La consapevolezza delle persone che sono state illuminate dall'Assoluto è, per questa ragione, detta essere sovra-razionale, che non significa affatto irrazionale. Colui che conosce direttamente la Verità, perché conosce attraverso l'immediatezza dell'intuire per mezzo dell'Intelligenza universale, madre di quella individuale, non è un "credente", perché il suo essere consapevole non è frutto dell'interpretazione, ma della vista interiore, e chiunque abbia accesso alla Verità unica "vede" la stessa, perché unica, Verità.
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