Quando si considera una verità la si osserva da particolari e specifiche angolature chiamate "punti di vista", ognuno dei quali vede, di quella verità, un solo aspetto. Così due punti di vista che stiano su una circonferenza, uno di fronte all'altro, vedranno uno la coda della verità e l'altro la proboscide e litigheranno tra loro attorno alla natura della verità vista. Un altro punto di vista avrà visto un fianco diverso dall'altro fianco visto dal punto di vista a quello opposto e litigheranno tra loro sulla direzione che hanno le grandi orecchie viste e la disposizione delle cicatrici osservate su orecchie diverse tra loro. Nessuno dei punti di vista ha la possibilità di vedere quella verità nella sua totalità. Dunque non è alla visuale limitata che ci si deve rivolgere per conoscere la verità totale. Eppure... eppure un punto per vederla c'è, ma non è, propriamente, un punto di vista, perché esso si trova al centro della verità considerata, e da quella posizione può vedere sia l'interno di quella stessa verità, che il suo esterno, il quale è il risultato della somma di ciò che hanno visto tutti i punti di vista che si trovano sulla circonferenza. Questo è quanto vedono coloro che conoscono, in modo assoluto e privo del dubbio, l'essenza centrale della Verità.
I punti di vista sono indefiniti e numerosi come i punti privi di forma ed estensione di una circonferenza. Non c'è dunque la possibilità di assumerli tutti come fossero propri, nella speranza di poter trarre da essi una forma finale. Questo significa che l'analisi, per sua natura, divide e spezzetta la realtà perdendosi nella moltitudine dei suoi particolari. La sintesi, al contrario, unisce al posto di dividere, per questo essa è centrale alla verità e non sulla sua superficie.
Resta ancora una importante considerazione da fare: i punti di vista dell'esempio simbolico da me citato sono tutti, ognuno a suo modo e coi propri limiti, considerabili come relativamente veri, ma non tutte le visuali che si ottengono dai punti di vista sono frammenti di verità, questo perché c'è sempre la possibilità che tutti i punti di vista possano trovarsi sulla circonferenza disegnata dal male. Si pensi al punto di vista razzista dal quale un uomo bianco veda l'uomo nero come inferiore, e poi ci si sposti sul punto di vista opposto dal quale l'uomo nero vede quello bianco come inferiore. Entrambe quella visuali sono errate, perché stanno sulla circonferenza che interpreta l'esistenza come fosse la conseguenza di un'arena, dove è il più forte ad avere ragione, oppure sono i più numerosi ad arrogarsela.
Il diavolo viaggiava con un suo amico con una sacca piena di diamanti ognuno dei quali rappresentava una Verita. All`improvviso dalla sacca gliene cadde uno. L`amico rivolgendosi al diavolo disse: questo non è un bene per te. L`uomo troverà questo diamante avrà un pezzo di verità e si avvicinerà a Dio. Il diavolo rispose : lascialo fare l`unica cosa che l`uomo saprà fare è analizzarla. Con ciò intendendo dire che l`analisi frammebta nuovamente la verità ed è al servizio del diavolo che è colui che divide e separa
RispondiEliminaInfatti l'analisi divide e si perde. La vera conoscenza è sempre sintetica e l'analisi costituisce soltanto uno dei modi attraverso il quale la logica centra la verità solo se procede dalla sintesi. Se non si ha la consapevolezza assoluta dei princìpi universali si calcola senza conoscere le leggi del calcolo.
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