sabato 2 aprile 2011

Il terzo principio della dinamica



Su quel pianeta, come nell'intero universo, tutto era condannato a muoversi, e una delle leggi che regolava questo muoversi era quella che imponeva a ogni azione di avere una reazione che le fosse analoga e contraria. Gli abitanti del pianeta utilizzavano quella legge della dinamica per muovere veicoli e per sopravvivere al movimento, attraverso lo sfruttamento dei princìpi del movimento. Motori che producevano energia spingevano, dalla parte opposta a quella dove l'energia usciva con forza, gli stessi motori ai quali stavano attaccate le strutture che contenevano, allo scopo di favorirne il movimento, esseri che mai avrebbero immaginato che la legge della dinamica potesse avere delle applicazioni diverse da quelle che utilizzavano. Eppure le scritture sacre di quel pianeta avevano da tempo avvisato che a ogni azione sarebbe corrisposta una reazione uguale e contraria,  e che quella reazione ci sarebbe stata anche oltre quello che era il dominio della scienza. Chiamavano, quella reazione, paradiso o inferno, secondo la qualità degli equilibri spezzati che sarebbero stati ricomposti dalla reazione contraria scatenata. La scienza non aveva smesso, per questa che le appariva come fosse soltanto una persecuzione morale, di applicare al movimento lo sfruttamento legale della ripercussione, così i veicoli erano progettati senza la preoccupazione del risparmio energetico. Alla scienza non pareva possibile che quello spreco di energia costituisse un'azione che avrebbe provocato reazioni inverse. 
La questione da dover districare riguardava, semmai, quanto la simultaneità tra azione e reazione dovesse essere necessaria nel legame che si stabiliva tra una causa e il suo effetto. Ovviamente avrebbe dovuto esserci simultaneità a che da una causa potesse sortire un effetto perché, altrimenti, quando questo effetto si fosse verificato con un certo ritardo, anche se infinitesimale, si sarebbe attuata una contraddizione irrisolvibile, perché a un evento passato, e dunque inesistente, si sarebbe associato un effetto futuro, ancora inesistente. Per colmare questa assurdità logica si sarebbe dovuti ricorrere a una realtà extra temporale che avrebbe dovuto contenere l'elemento di congiunzione tra la causa e i suoi effetti successivi. Poiché una perfetta simultaneità tra causa ed effetti non è mai assicurata, si dovette ammettere che il rapporto consequenziale che rendeva possibile il mantenimento del legame tra la causa e i suoi effetti dovesse trovarsi al di fuori dello scorrere temporale, in una forma di embrione di memoria pronto a sfogarsi quando gli eventi, ormai maturi, l'avessero consentito.
Era a tutti evidente che l'intreccio di eventi non avrebbe potuto concedere la simultaneità di una realizzazione di effetti che fossero immediatamente successivi a quegli eventi, così furono in molti a chiedersi in cosa potesse consistere quella, tanto supposta quanto necessaria, dimensione sovra-temporale, culla degli eventi in aspettativa di realizzazione.
Alcuni arrivarono persino a ipotizzare che la cosa potesse addirittura riguardare i più reconditi pensieri e desideri, oltre che le azioni compiute, e l'idea che un paradiso e un inferno potessero essere non solo i simboli morali di una punizione cosmica, ma anche realtà concrete in attesa di compiersi si diffuse, insieme alla paura, nelle coscienze ormai abituate a materializzare anche gli aspetti più delicati e sottili dell'esistenza.

Intanto, come un'onda brutale partita molto tempo addietro, alla quale gli esseri di quel pianeta avevano dato il nome di "peccato originale", stava tornando indietro quella temuta forza reattiva, spinta dalla sua potenza equilibratrice moltiplicata dall'attesa, e la moltitudine di intenzioni riparatrici che la costituiva macinava Eoni alla velocità della luce, nel suo dirigersi verso il suo pianeta d'origine, e lo stava facendo senza intenzioni moralizzatrici, e senza alcun desiderio di distruzione, esclusivamente per la legge che stava ristabilendo la giustizia di un equilibrio cosmico perduto, necessario alla sopravvivenza del Tutto.

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