Oggi è richiesto coraggio per esprimere delle opinioni politiche circostanziate, perché è un attimo che ti ritrovi a ripeterle in un luogo circondariale.
È il coraggio che consente di giurare il falso, quello che di fronte alla verità te la fa chiamare apparenza.
Il coraggio non è uno stato d'animo e neppure un'inclinazione dello spirito, dato che quando si raccontano palle bisogna evitare di far ridere e, soprattutto, di ridere anche te insieme a quelli che, non avendo coraggio, cercano di irridere il tuo.
Il coraggio lo si coltiva dai dieci anni in poi, dopo aver detto alla mamma che ti ha beccato al cesso, che la privacy consente a ognuno di scrollarselo come gli pare.
Coraggiosi non si nasce, perché bisogna avere la tessera di un partito, possibilmente di destra, ma va bene anche uno di sinistra per cominciare, tanto il passaggio a destra il coraggio te lo assicura.
La prima inclinazione che ti dà il coraggio è sempre in salita, altrimenti non sarebbe coraggio.
La seconda è il riuscire a trasformarla in una discesa, possibilmente in campo.
Il coraggio è quella dimensione dell'essere nella quale non è importante essere da una parte o dall'altra, ciò che conta è essere sempre nel giusto anche quando trenta milioni di persone ti disprezzano e le altre trenta pure, anche se non hanno il coraggio di darlo a vedere…
Il coraggio di tutti quelli che si sono fatti ammazzare per garantire la dignità di essere deboli e indifesi non è vero coraggio, e infatti nessuno di loro se la sente di venire qui a dire che non ho ragione io...
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