Dove non c'è né un dove e neppure un quando ha inizio l'atto creativo.
In quel "non luogo" che sta nel "non tempo" il Mistero assoluto è la Possibilità universale di non essere e di essere.
In quel Mistero non c'è divisione e la potenza è unita all'atto come una cosa sola.
Il Mistero attua ciò che è possibile attuare.
Quando un mondo prende forma, in quel mondo coesistono le possibilità che sono sottomesse alle particolari condizioni di essere che ci sono in quel mondo.
Qualsiasi sia il mondo, in qualsiasi parte sia dell'universo, che cambiano sono le condizioni particolari e generali di quel mondo, ma non le leggi universali che ne consentono l'esistenza e che la motivano.
La matematica, la geometria e la logica sono imperfetti tentativi umani di applicare le conseguenze relative a queste leggi universali.
Imperfetti perché nulla che possa essere espresso può essere assolutamente perfetto.
Se si immagina il Mistero si deve immaginare il Vuoto, perché il Mistero non ha forma ed è al di là di ogni esistenza possibile.
Se in quel Vuoto si immagina l'atto creativo si deve immaginare un punto d'inizio e un punto finale.
Poiché l'Assoluto è unicità priva di divisioni e non costituito da parti che si relazionino tra loro, quei due punti devono essere immaginati come fossero al di fuori di quel Vuoto.
In realtà nulla può essere al di fuori del Mistero che, essendo assoluto, tutto comprende nulla escludendo se non l'impossibilità che è contraddizione alle leggi universali emanate dal Mistero assoluto.
L'atto creativo derivante dalla possibilità di essere riempie la distanza, misurata dalla ciclicità, che divide il punto iniziale da quello finale della creazione.
Il punto è, per definizione, privo di estensione e di forma. Questo significa che l'estensione non è mai riferita a un punto, ma solo alla distanza infinitesimale che divide due punti.
Lo stesso discorso si deve applicare all'istante privo di durata, essendo la durata temporale la distanza che separa due attimi diversi tra loro.
Poiché due assoluti si contraddirebbero a vicenda diventando uno il limite dell'altro, e si sa che l'Assoluto è privo di limiti, si deve dire che il Mistero assoluto non è sottomesso a nulla. Estensione e durata sono condizioni relative ed effetti di Ciò che relativo non è, essendo Causa delle relazioni.
Il Mistero assoluto non è né piccolo né grande, e quindi ogni suo effetto può stare in Esso in potenza o fuori di Esso in atto.
In realtà il Mistero non ha nemmeno un dentro e un fuori ed è più che un qualcosa ed è meno di un qualcosa.
Ogni creazione operata dal Mistero ha in sé, come conseguenza diretta, un Mistero.
Quando un uomo crea attinge dal Mistero che è in lui.
L'atto creativo di questo uomo, che segue la possibilità di essere attuato, riproduce la riflessione con la quale il Mistero assoluto crea riflettendosi nella Possibilità universale.
L'uomo che crea lo fa riflettendo le proprie possibilità particolari e generali.
L'uomo che crea ha un "non luogo" dentro le proprie possibilità che è in un "non tempo".
Egli chiama Ispirazione l'atto col quale attinge nel proprio mistero, immagine ed eredità del Mistero assoluto.
La profondità nella quale l'uomo riesce a immergere il secchio della propria possibilità creativa darà la qualità, che è senso e direzione, di ciò che uno scrittore scrive, perché questa profondità misura la distanza dalla "non distanza" in cui lo scrittore uomo si trova nel "non luogo" che ha dentro di sé.
Distanza che misura la differenza tra la consapevolezza di questo uomo e la Consapevolezza totale che qualifica il Mistero assoluto.
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