Io sono stato deluso dalla mia intelligenza, molto deluso, perché si è rivelata essere inadeguata ai compiti che ogni intelligenza deve darsi: quello di dover capire la realtà, che è verità. I primi trenta anni della mia vita sono stati un maldestro tentativo di capirla, e i risultati non ci sono stati, ma si è trattato di qualcosa di peggio: io non me ne ero accorto.
Un giorno la vicinanza della morte mi ha costretto a conoscere un medico per essere curato, era una dottoressa ed era anche una maestra che ascoltava i segni che il Mistero le dava. Tra quei segni ce n'era uno che mi riguardava, e lei agì. Non accontentandosi di avermi guarito, a mia insaputa scostò il velo che mi proteggeva il cuore e io conobbi la mia morte, necessaria al vedere con gli occhi di un'intelligenza che non era più mia. La mia intelligenza ora è l'inabile segretaria di quella universale, che non mi appartiene. È una segretaria morta, e qualsiasi cosa lei scriva, le ricorda di essere morta.
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